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giovedì, 2 Maggio 2024

Provincia di Asti: siamo al dissesto?

I COMUNI DI FRONTE ALLA REALTA’

Che fine farà la Provincia di Asti? Mi riferisco all’ente provincia. Credo che per molti la domanda non rappresenti un problema. C’era stata una ventata di campanilismo all’idea di finire accorpati ad Alessandria, con qualche tentativo di farsi un po’ di campagna elettorale in vista delle elezioni regionali.  Poi tutto si è calmato. E’ arrivato il nuovo governo ed ha “abolito” le provincie. Evviva. Solita bufala italica per fingere un cambiamento importante che, in realtà, non c’è. Le provincie non sono state abolite. Sono state trasformate in enti di secondo grado. Non ci saranno più le elezioni per presidente e consiglio provinciale ma l’ente rimarrà. Saranno i sindaci a decidere chi lo governerà e chiameranno i consiglieri comunali a ratificare l’accordo. La data, ci dicono, sarà il 12 ottobre prossimo, quando i consiglieri comunali voteranno per una “lista unica” che probabilmente porterà il sindaco di Asti alla presidenza, con dieci nomi che formeranno il nuovo consiglio provinciale. Nomi che dovrebbero rappresentare le varie zone della provincia. Andranno d’accordo? Quali obiettivi avranno? Non si sa. O meglio, dovrebbero saperlo i sindaci ma non ne parlano. Comunque, togliere alla gente un’elezione non è quello che si dice un grande esempio di democrazia. Oltre al voto, però, alle provincie sono stati tolti anche i soldi per esercitare le loro funzioni. Ad Asti, la provincia è vicina allo stato di dissesto. Non lo dico io. Lo ha detto lo stesso sindaco di Asti, riferendo quelle che sarebbero le intenzioni del commissario che attualmente regge le sorti dell’ente. Perché? Da fonte sindacale, apprendiamo che la Provincia di Asti avrebbe perso ben 43 milioni di finanziamenti dal 2012 al 2014. Però, non sono diminuite le cose da fare. Ma cosa fa la Provincia? In particolare, si occupa di scuole superiori, lavoro (gli ex uffici di collocamento), viabilità, trasporti, tutela del suolo e delle risorse idriche, smaltimento dei rifiuti. Solo a fine giugno, ci sarebbero stati tagli ai trasferimenti statali per 1,85 milioni di euro. Altri 700 mila sarebbero stati tagliati dalla Regione. In una lettera di pochi giorni fa mandata ai Comuni, il commissario dice, senza giri di parole, che l’ente non sarà più in grado di assicurare la manutenzione stradale durante la prossima stagione invernale. Qualcuno toglierà la neve? La Provincia mette le mani avanti e dichiara che non lo farà. Aggiunge di non essere in grado di assicurare nemmeno la manutenzione ordinaria. Non farà la segnaletica orizzontale per “mancanza di vernice”. Vi invito a leggere la lettera. E’ un quadro di una situazione desolante ma molto chiara. La lettera termina con l’invito, in un fine linguaggio un po’ burocratico ma si capisce bene, al pensateci voi.

La lettera che il commissario ha mandato ai sindaci

QUALI SCELTE PER IL FUTURO?

Cosa faranno i sindaci di fronte a questo scenario? Per ora, non emergono strategie particolari. Sembrano increduli di fronte a quanto sta capitando. Eppure i segnali che dovevano far riflettere c’erano da tempo, a partire dal taglio delle risorse a cui abbiamo accennato prima. Cosa si potrebbe fare? Certamente, nessun sindaco di un piccolo paese astigiano può cambiare le decisioni romane. Sarebbe però interessante sapere cosa pensano concretamente di fare i parlamentari nazionali e regionali astigiani. Comunque, bisognerebbe chiedersi se è più utile aspettare che qualcosa cada dal cielo, o provare a riorganizzarsi. La crisi della Provincia è la prova evidente che i problemi sono di territorio, non più di singolo paese, e vanno affrontati uscendo dai ristretti confini del municipio. Ritengo che l’unica risposta possibile, a livello di istituzioni locali, sia quella di costruire unioni di Comuni forti. Perché? Mettere insieme quanto c’è: evita le dispersioni, permette di risparmiare e consente di fare di più. Uscire dalla logica del campanilismo che condanna all’agonia i nostri paesi. Mettere le basi per una necessaria solidarietà. Formare una classe dirigente giovane, con una visione di zona, non di singolo paese. Provare a contare di più negli enti sovracomunali (Cogesa, consorzio rifiuti, gaia, Asl). Avere la forza per bilanciare la città di Asti nelle scelte politiche. Il capoluogo è sempre poco attento alle necessità del territorio provinciale ma è sempre molto preoccupato dei suoi bisogni “cittadini”. Con qualsiasi colore politico al governo municipale. Qualcuno obietterà: non devono essere i Comuni ad occuparsi dei compiti della provincia perché poi rimarranno addosso a loro. E’ la solita filosofia dell’attesa. “Non tocca a noi. Stiamo a guardare che qualche santo provvederà”. Tanto, è inutile agitarsi. Tutto va avanti.   Con quale risultato? Tantissimo tempo perso. Non ci sono scelte condivise su nessun argomento. Sono più di vent’anni che i sindaci dicono di volere autonomia e potere ma poi sperano sempre che qualcuno scelga al posto loro.

AVERE CORAGGIO

I temi possibili sono molti e sicuramente bisogna darsi delle priorità. Quando le risorse sono poche, la casa va ricostruita dalle fondamenta e bisogna guardare all’essenziale.  Non fare manutenzioni ai fossi provoca i danni ed i rischi che abbiamo ancora visto con i nubifragi di poche settimane fa. Se non toglieremo la neve, cosa capiterà? Ci siamo mai chiesti come dare un’alternativa all’economia locale? O continuiamo a credere che sviluppo significhi costruire qualche capannone che rimarrà vuoto? Proviamo a credere nel piccolo commercio di qualità? Proviamo a sostenere sperimentazioni per tagliare i troppi passaggi tra produttore e consumatore che provocano costi inutili per tanti e guadagni non meritati solo per pochi? Proviamo ad investire nel risparmio energetico per risparmiare soldi? Soldi che ci servirebbero a dare servizi ai cittadini. Servirebbe far risparmiare tempo ai cittadini per accedere ai servizi: il tempo sprecato è una vera tassa occulta.  Proviamo a coordinare le forze del volontariato, sostenendo e premiando quanti fanno di più e meglio? Proviamo ad affrontare il disagio sociale partendo da una seria indagine dei bisogni? Noi di “Villafranca Domani” lo diciamo da qualche anno ma la nostra giunta, che ha rotto la Valtriversa, considera “spreco” investire per avere le informazioni che consentono di decidere.

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