Ho preso i risultati delle elezioni comunali di Villafranca e li ho confrontati con quelli dei paesi della Valtriversa che vedevano una sola lista in campo. Per ampliare la zona analizzata, ho aggiunto Tigliole e San Damiano. Nella tabella 1, trovate i risultati dei candidati sindaci e le relative percentuali, calcolate anche sull’intero corpo elettorale. Nella tabella 2, il confronto con il 2019 espresso in voti e quanto raccoglie il partito del non voto. Nella tabella 3, le percentuali di affluenza in tutti i paesi della provincia che sono andati al voto. Ho preso i risultati da Eligendo, il portale dedicato del Ministero dell’Interno.
Appare subito chiaro che il vincitore delle elezioni è il partito del non voto. L’affluenza è calata in tutti i paesi, tranne che a Cantarana e Castellero, dove il dato migliora di 2,02 e 4,53 punti. Villafranca e Tigliole sono i due che accusano il calo maggiore con oltre dieci punti percentuali in meno. Solo i sindaci di San Damiano, Tigliole e Maretto, che nel 2019 avevano un avversario, aumentano i consensi in numero di vo
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tab 2 comunali 2024 confronto 2019 voti
PERCHE’ NON SI VA A VOTARE?
Qualcuno obietterà che non andare a votare sta diventando una tendenza sempre più marcata a livello nazionale. Credo sia sbagliato accettare il fenomeno e non farsi domande.
Perché si rinuncia al voto? Perché non si vota alle comunali, cioè al livello più vicino al cittadino, dove contano molto le persone? Forse, perché si avverte un disagio che si fa sempre più pesante. Partecipo a qualcosa se penso di contare qualcosa. L’elezione nei piccoli Comuni, e l’astigiano è fatto quasi solo di piccoli Comuni, si svolge con il maggioritario secco: vince chi prende un voto in più. È un sistema che penalizza in modo notevole il ruolo delle minoranze, spesso rappresentate meno dei voti che prendono. Questo sistema finisce con l’esaltare il ruolo del sindaco. In campagna elettorale l’attenzione è sulla sua figura. Dopo, molti poteri sono nelle sue mani. Ne consegue che il ruolo di indirizzo politico del consiglio comunale può risultare molto diminuito. Situazione che può peggiorare in assenza di un’opposizione capace di esercitare la sua funzione di controllo e di proposta. In molti paesi astigiani gli elettori non avevano un’alternativa. Quindi? È logico che siano rimasti a casa. Perché? I motivi possono essere diversi. Non vado a votare se non posso scegliere tra idee e visioni diverse. Se vedo programmi che non mi rappresentano. Oppure se li considero coloriti da belle parole ma senza concretezza. Programmi fatti per essere dimenticati il giorno dopo le elezioni. Non vado a votare se non percepisco la possibilità di un cambiamento. Se non ravviso nei candidati passione, competenze, credibilità, esperienza. Resto a casa se trovo liste costruite con nomi dei quali non comprendo se hanno idee o no perché stanno zitti e non prendono posizione. Magari persone che ritengo usate per portare qualche preferenza, tappare i buchi e non fare ombra. Non vado a votare. Oppure, lascio la scheda in bianco o la annullo. O la rifiuto. Così dichiaro il mio dissenso e la mia insoddisfazione verso l’offerta politica del momento. Con quale risultato? Se il candidato diventa sindaco aumentando o mantenendo i voti rispetto al precedente mandato, superando comunque la metà del corpo elettorale, potrebbe significare che è stato apprezzato. Anche se la crescita del partito del non voto non dovrebbe mai lasciare tranquilli. Ma andare al governo perdendo voti, senza avversari, con un vistoso aumento dell’astensione, comprese bianche e nulle, non è una vittoria.
È COLPA DELLA CITTADINANZA?
Qualcuno risponderà: se c’è una sola lista, è colpa della cittadinanza che non si candida. È ancora un modo banale per crearsi un alibi e non affrontare il problema.
La vera passione politica, quella che spinge il cittadino a lavorare per tradurre in fatti un’idea, si alimenta quando tutti si sentono liberi di esprimere il loro pensiero. Quando c’è libera informazione su tutto quanto accade anche nel municipio di paese. Quando le Istituzioni fanno conoscere il loro lavoro in modo facilmente accessibile e ascoltano i cittadini. Mettendosi al loro fianco per collaborare. Quando le Istituzioni coinvolgono tutti e accettano il dibattito. Quando rispettano il ruolo dei mezzi di informazione. La politica buona si alimenta difendendo tutte le diversità e le persone che si espongono al confronto. Tutte queste condizioni non arrivano per caso. Vanno garantite. È un dovere di chi ricopre ruoli nelle Istituzioni e, in particolare, di chi governa. A prescindere dall’orientamento politico. A tutela di tutti. Perché oggi si può governare e domani trovarsi all’opposizione.
SI PUO’ INCENTIVARE LA PASSIONE POLITICA NEI PICCOLI PAESI?
Si. Ne sono convinto da sempre. Come? Non è facile ma credo che favorire l’informazione e il libero scambio di idee sia fondamentale. Provo a ricordare qualche proposta che avevo già fatto in passato.
Rendere consultabili a tutti le delibere di consiglio e di giunta in pochi giorni. Scriverle in modo semplice e lineare. Il primo modo per sapere è leggere gli atti.
Trasmettere i consigli comunali in diretta, via web. Farli a ore e in giorni che favoriscano l’accesso di chi lavora. Durante i consigli, spiegare i provvedimenti a beneficio di tutti.
Informare su quali proposte il governo comunale porta negli enti sovra comunali ai quali il Comune partecipa e cosa gli stessi fanno. Costruire proposte condivise con altri paesi per dar loro più forza perché in quegli enti quando si è piccoli si conta poco. Mi riferisco, per esempio, ad Asl, Cogesa, Consorzio Rifiuti, eventuali Unioni. Tutte realtà che condizionano la vita dei cittadini.
Informare su quali politiche vengono attuate dalle persone nominate dal Comune negli Enti e nelle situazioni di interesse pubblico.
Prevedere quali saranno gli esiti di una scelta e come verranno gestiti. Se spendo soldi per un’opera pubblica, dovrò valutare prima quanto servirà alla popolazione, quanto costerà mantenerla, come la finanzierò e come verrà gestita.
Agevolare l’utilizzo di spazi per incontri pubblici da parte della cittadinanza che si organizza liberamente.
Rispondere alle domande della gente, dando conto del proprio operato, accettando le critiche in modo leale. Come ogni buon politico dovrebbe fare in ogni circostanza.
VILLAFRANCA HA BISOGNO DI UN’ALTERNATIVA?
Si. Va ricostruita unendo le persone su obiettivi condivisi. Ci sono molti temi che aspettano risposte. Bisogna organizzarsi e interrogarsi su quali sono i veri bisogni e le aspettative di una popolazione che è cambiata. Dare spazio reale ai giovani che hanno proposte da fare. Credo nel confronto di idee perché, non mi stancherò di ripeterlo, dalle diversità nascono le cose migliori. Se si sente una sola voce e si sceglie la comoda via di isolarsi nei confini del piccolo Comune, ci condanniamo al declino. La continua diminuzione della popolazione dovrebbe far riflettere.