DECIDERE
Nell’ultimo articolo pubblicato su questo spazio, lo scorso 1 marzo, parlavo di Valtriversa e dei forti dubbi sulla posizione di Ferrere. Pochi giorni dopo, dai giornali arriva la notizia che Ferrere se ne va dalla Valtriversa. Nessuna sorpresa. Era evidente da anni che l’attuale amministrazione di quel paese si trovava male in Valtriversa, nonostante le apparenze del vogliamoci tutti bene. Non mi metto qui, ora, a dare la mia opinione sulle cause di quanto accaduto perché porterei il discorso fuori strada. Metto solo in evidenza il singolare tempismo tra la scelta di Ferrere e quella di Valfenera, Dusino San Michele, Cellarengo e Isolabella di disintegrare la Comunità del Pianalto. Anche le motivazioni sono sostanzialmente le stesse: piccolo è bello. Sarà una coincidenza ma è stesso discorso che fa anche l’amministrazione di Villafranca, la quale non nasconde il suo fastidio per una Valtriversa più forte. Cosa sta succedendo a questo pezzo di nord ovest astigiano? Qualcuno si sta muovendo per sfasciare le Comunità? Perché? Forse, qualcuno si illude che nel piccolo conterà di più e potrà far valere qualche repressa ambizione. Di sicuro, rompere il Pianalto e la Valtriversa servirà a diminuire ancora il già scarsissimo peso politico di questo pezzo di provincia a livello astigiano e regionale.
Se vogliamo pesare qualcosa, i servizi a favore della popolazione vanno organizzati a livello di zona, uscendo dagli schemi abituali e coinvolgendo gli enti che lavorano sul territorio (in primo luogo: asili, case di riposo, scuole, patronati) e il volontariato. C’è bisogno di politiche comuni da parte dei vari paesi. Piani regolatori capaci di gestire un territorio più vasto, tariffe uguali, tasse uguali, regolamenti con la stessa logica. Servizi capaci di lavorare fuori dai confini del singolo Comune. Le strutture dei municipi devono diventare un’unica entità preparata e organizzata per fare di più e meglio su un territorio più grande. Serve la voglia di far sentire la stessa voce ad Asti e Torino. Risorse e doveri insieme. Decidere ognuno per conto proprio sarà più semplice, per certi amministratori e certi dipendenti pubblici, ma riporta indietro l’orologio della storia. Da anni sapevamo che non ci sarebbero stati più soldi per campare di rendita nella comoda e beata tranquillità dove si spendeva con i trasferimenti statali o regionali, senza guardare alla qualità, ai tempi che cambiavano e al reale bisogno di quanto si stava facendo. Quel momento è arrivato: per gestirlo la classe politica locale deve avere una visione di zona, non più di singolo paese.
Ovviamente, bisogna recuperare il tempo perso e tutto va costruito un pezzo alla volta, aprendo il dibattito a quanti hanno qualcosa da dire e non limitandolo ai soli sindaci. Pensare di non far nulla aspettando che qualcuno, dall’alto, dica qualcosa significherebbe perdere altro tempo prezioso. Bisogna decidere, non rimanere bloccati. Va usata l’autonomia statutaria che gli enti locali hanno per creare forme di rappresentanza di tutti i Comuni interessati e dare voce sia alle maggioranze, sia alle opposizioni. Serve lavorare per far incontrare esigenze diverse, usando anche una logica compensazione tra paese e paese. Bisogna sperimentare l’integrazione delle strutture: mettendo in conto un necessario periodo di assestamento e le inevitabili correzioni. E’ urgente coinvolgere i dipendenti dei municipi, anche per prepararli in modo vero e adeguato. Bisogna dire alla gente dei nostri Comuni quanto si sta facendo e dar conto dei risultati.
Da “la Stampa” del 3.3.2012: Ferrere esce dalla Valtriversa
“la Stampa” dell’8.3.2012: la lettera dei dipendenti del Pianalto