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venerdì, 26 Aprile 2024

Ritirata la delibera sulla privatizzazione di Gaia spa

L’AFFARE DEI RIFIUTI

Il consiglio comunale del 20 marzo scorso non ha deliberato sulla cessione ai privati del 45 per cento del capitale di Gaia spa, la società braccio operativo del Consorzio di bacino per lo smaltimento dei rifiuti di Asti. Gaia è la società che gestisce gli impianti dove vengono trattati e smaltiti i rifiuti astigiani. L’amministrazione comunale ha ritirato la proposta di delibera “precofenzionata” che era stata preparata dalla stessa Gaia. Perché? Cosa sta capitando? Il vertice di Gaia, controllato dal Comune di Asti, vuole vendere ad un privato dotato di termovalorizzatore, cioè di un inceneritore, perché, dice, abbiamo bisogno di rinnovare impianti obsoleti. Le giustificazioni? I Comuni non hanno i soldi e la discarica di Cerro Tanaro sarà esaurita in due anni. Già l’amministrazione villafranchese non era molto convinta. Il vice sindaco ha dichiarato che, pur condividendo in linea di principio la privatizzazione, non essendo ancora stati stabiliti i patti che regoleranno il rapporto con il privato e il conferimento al termovalorizzatore, era meglio mantenersi la mano libera e la possibilità di un eventuale recesso dalla società.

TROPPE INCERTEZZE SULLE SPALLE DEI CITTADINI

Come gruppo “Villafranca Domani”, non condividiamo che una società che lavora in un settore così importante per la provincia venga privatizzata. I rifiuti sono un capitolo dal valore economico enorme. Perché non c’è mai stato alcun dibattito su questo tema? Sono scelte che condizioneranno le decisioni dei Comuni almeno per parecchi anni. Scelte che toccano tutti i cittadini. Perché non c’è stato un coinvolgimento attivo delle associazioni ambientaliste? Tutto è stato tenuto nelle segrete stanze, evitando di dare pubblicità all’argomento. Solo ora la stampa locale ci da qualche articolo per farci sapere che il presidente di Gaia e l’amministrazione di Asti considerano il progetto non modificabile. Bontà loro. E allora a cosa servono gli organi politici? Ad approvare decisioni già prese da altri. Storia già vista tante volte. Democrazia in salsa astigiana che considera i cittadini ed i suoi rappresentanti delle semplici comparse che non devono disturbare. Fare questa privatizzazione significa consegnare al privato la possibilità di imporre di fatto le regole ai Comuni, cioè a tutti noi. Quali saranno le tariffe che dovremo pagare? Nessuno lo sa. Perché gli enti locali vogliono privarsi della possibilità di determinare i cambiamenti futuri? Il privato fa quello che serve per il proprio guadagno. E’ logico. Non si preoccupa dell’interesse comune. Toccherebbe alla politica. Ma se politica rinuncia? Volere un privato con il termovalorizzatore significa limitare la scelta al massimo tra due o tre soggetti. Una teorica gara per scegliere con poca o nessuna concorrenza. E la raccolta differenziata? Quale sarà il suo futuro? Un soggetto gestore con l’incenitore avrà buon gioco a dire che la differenziata costa mentre costerebbe meno bruciare.  La discarica di Cerro sta per esaurirsi: ci pensiamo solo ora? La storia passata di Valle Manina non ha insegnato nulla? Il futuro è il rifiuto zero. Per non produrre rifiuti serve un salto culturale che riguarda tutti: privati e aziende. Salto che si può fare subito partendo dai territori e dagli enti locali. Non servono investimenti milionari. Si tutela l’ambiente e si risparmia. Incenerire significa scegliere la strada più semplice ma quella che poi blocca ogni capacità di sviluppo della differenziata e ogni cambiamento di mentalità. Gli inceneritori hanno bisogno di tanta immondizia per funzionare. E i potenziali danni per la salute? Nessuno ne parla ma basta fare quale ricerca su internet per farsi venire dei dubbi. Vicino a noi, periferia di Torino, funziona l’inceneritore del Gerbido: impianto che ha avuto parecchi problemi. A chi serve l’ampliamento dell’impianto di compostaggio di San Damiano? Al privato, futuro socio dei Comuni? Quale sarebbe l’investimento necessario per i soli bisogni astigiani? Perché Gaia non ha realizzato il previsto impianto fotovoltaico? Ci diranno: mancanza di soldi. Solita storia. Si poteva fare in anni dove c’erano incentivi importanti e magari si sarebbero ottenuti guadagni per tutti i cittadini, come dimostra la positiva esperienza del Comune di Aramengo. Forse, serviva più capacità di guardare avanti e di essere imprenditori.

E I COMUNI COSA FANNO?

Come sempre nella storia provinciale, prevale l’orientamento della città di Asti oggi tutta convinta che “privato è bello e comodo”. E questa sarebbe un’amministrazione di centro sinistra? Il Comune di Asti vuole vendere. I piccoli Comuni, cioè la totalità degli altri, stanno a guardare. Un po’ perché nel nuovo assetto politico che governa la Provincia si è realizzato un esempio astigiano di “compromesso storico”. Son tutti dentro e mica si può non essere d’accordo. Un po’ per comodità. Come sempre, basta che qualcuno dica: tranquilli, vi togliamo tutti i problemi. L’esatto contrario della politica come servizio che dovrebbe lavorare nelle cose concrete, decidere e implicarsi. Al massimo, qualcuno si fa qualche domanda ma poi, visto che sono tutti disuniti, contano nulla e subiscono.  Viene da chiedersi se ci sia anche la necessaria consapevolezza e l’indispensabile informazione. Scegliere su argomenti di questo genere, di rilievo e dove gli aspetti tecnici di dettaglio contano molto, impone valutazioni attente, fatte studiando gli atti e avvalendosi di consulenze veramente indipendenti.   Tutti i Comuni sono membri del Consorzio e tutti sono soci di Gaia. Come si legge nella bozza di delibera preparata dalla stessa Gaia, la scelta di affidarsi al privato era già stata fatta, come indicazione politica, già nel febbraio 2014. Quanti avevano compreso la reale portata di questa decisione? Quali approfondimenti e confronti erano stati fatti?

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