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giovedì, 2 Maggio 2024

riflessioni sulla “Guerra in Valtriversa”

LA STORIA SI RIPETE

L’amico  Daniele Barcaro, che lavora nel sociale e risiede da qualche anno a Villafranca, mi scrive alcune sue riflessioni sulla serata del 24 novembre quando abbiamo proiettato il documentario “La guerra in Valtriversa”. Mi sembra un’analisi che tocca molti aspetti di attualità e volentieri la pubblico.

Nel rinnovare i complimenti a tutti coloro che hanno collaborato, sia per la realizzazione del documentario “La guerra in Valtriversa”, sia per la riuscitissima serata del 24 Novembre 2008, nella quale il documentario è stato proiettato a Villafranca;  vorrei concedermi alcune riflessioni. La prima riguarda il pubblico: vedere la sala gremita da un pubblico composto, per la maggior parte da persone giovani porta a pensare che non sia vero ciò che spesso si sente dire e che cioè i giovani non siano più interessati alla storia, piuttosto il messaggio che mi è parso di cogliere è stato che la storia quando passa dai libri a storia locale di persone e luoghi a noi vicini, diventa più interessante e anche se siamo distanti generazioni dai tempi del secondo conflitto mondiale sentendolo raccontare da persone che lo hanno vissuto in prima persona consente di conoscere quegli eventi con un grado di partecipazione e di coinvolgimento che nessuna lezione accademica potrebbe dare.

Una seconda riflessione va al fascismo ed al modo di fare politica di Mussolini. Nel 1930, quando la potenza di Mussolini ed il prestigio dell’Italia fascista sembravano toccare il vertice, un giornale tedesco dava il seguente profilo del dittatore italiano: “La forza di Mussolini consiste nel non rivelare mai quanto egli sia debole in realtà. Da secoli il mondo non è stato giocato da un  bluff così completo. Bluff del progresso così vantato: meno disoccupati, ma milioni di uomini costretti a lavori di puro prestigio; bilancio passivo, debito pubblico crescente. Nessuno sa come i buoni del tesoro saranno pagati alla prossima  scadenza. L’Italia non ha più bisogno di denaro straniero affermava ai tempi Mussolini, ma la realtà era che non riceveva più credito da nessuno. Dappertutto prestiti surrettiziamente forzosi, quindi nessun bilancio sincero”. L’articolo prosegue e mette in luce un altro punto interessante: “Il Duce deve annunciare che lo stato aiuterà le industrie e i commerci sofferenti, ma allo stesso tempo il ministro delle finanze invita ad abbandonare ogni lavoro pubblico non assolutamente necessario, e tuttavia stanzia 350 milioni per  materiale ferroviario non necessario per dare l’illusione di un’intensa attività. Ciascuno sente che la macchina marcia intensamente ma gira a vuoto” (Ludwig Bauer , in “Tagebuch” del 22 febbraio 1930, riportato da Armando Saitta nel testo “Dal Fascismo alla Resistenza”, Ed. La Nuova Italia Editrice, Firenze,1961).  Io mi fermerei su quest’ultimo punto per tentare un parallelismo tra l’attuale momento storico-politico e la situazione descritta da quell’articolo di 78 anni fa.  Sia chiaro: le mie considerazioni non pretendono di avere il valore di una dissertazione dotta; non sono né uno storico di professione né un politico, ma credo che le scelte politiche attuali e mi riferisco soprattutto a quelle messe in atto per fronteggiare la crisi economica e il periodo  di recessione che stiamo vivendo, al di là del loro aspetto propagandistico e del loro valore “mediatico” siano assimilabili ad una macchina che marcia intensamente, ma che gira a vuoto. Le emergenze sociali che si fanno ogni giorno più critiche, le istituzioni che denunciano una crescente adeguatezza, sono problemi che mancano di una reale soluzione. Non si può pensare di ridurre i servizi scolastici per riformarli, né risolvere i problemi dell’industria o delle banche con aiuti di stato che sono “interventi tampone” che di fatto non riattivano il circuito economico e non producono ricchezza e potere d’acquisto per le classi medie e che terminata la loro eco propagandistica si riducono a ben poca cosa. Non dimentichiamo che Mussolini trovò terreno fertile per la diffusione delle sue idee politiche grazie alla crisi determinata dalla Prima Guerra Mondiale, dalla quale l’Italia era sì uscita vittoriosa, ma completamente in crisi dal punto di vista sociale ed economico. E’ giusto riflettere, come cittadini attivi e consapevoli se, le basi della nostra democrazia e della nostra società civile, potrebbero essere intaccate dalla crisi attuale così come accadde nel periodo precedente l’avvento del fascismo e cercare delle strategie affinché ciò non accada. Detto questo spero che vi saranno altre occasioni per discutere di storia locale e, magari per poter inserire la storia dei nostri luoghi in un contesto storico più ampio in modo da poter vedere l’evoluzione dei nostri contesti sociali, culturali e politici dopo i profondi mutamenti apportati da eventi epocali come i due conflitti mondiali.

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