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giovedì, 2 Maggio 2024

pro loco e volontariato: perché c’è crisi?

CULTURA E SOLIDARIETA’

Come gruppo “Villafranca Domani”, abbiamo saputo della pro loco in  crisi dai giornali che già allora, era ottobre dell’anno passato, parlavano si dimissioni del direttivo. Abbiamo sempre pensato che tutte le associazioni di volontariato siano un patrimonio importante per il paese. Da loro dipende una parte considerevole della qualità della vita di una comunità. Se le associazioni funzionano, ci sono momenti di incontro e iniziative capaci di creare integrazione, di promuovere il paese, di ridurre le difficoltà sociali. Cosa essenziale, anche a livello locale, in un momento di difficoltà generali come oggi.

L’assemblea pro loco dell’8 febbraio scorso ha reso evidente la presenza di un malessere. Secondo il direttivo della pro loco, i  problemi nascerebbero dal fatto di essere in pochi ad organizzare le numerose attività, dal peso degli adempimenti amministrativi legati alle iniziative, da problemi di mancata collaborazione e mancata risposta da parte del paese durante le ultime feste di settembre. Comprendo lo sconforto di chi lavora. Fare volontariato, a qualsiasi livello, è sempre più difficile. Obblighi, essere all’altezza delle aspettative, difficoltà a trovare chi dedica impegno per creare le iniziative, soldi da investire: tutti ostacoli che chi impegna il suo tempo solo perché crede in un’idea e si spende per realizzarla, senza alcun guadagno personale, sa bene. Fa riflettere il fatto che il segnale d’allarme arrivi da una pro loco che ha avuto buoni risultati. Questa crisi riguarda tutti. Non si possono dare per scontate cose a cui siamo abituati. Mi  riferisco alle varie manifestazioni: si fanno solo se c’è gente trascura i fatti propri per dedicarsi all’interesse generale.

UN PO’ DI STORIA

Una pro loco che si dimette in blocco è un fatto traumatico che richiederebbe la massima attenzione da parte del Comune. Noi di “Villafranca Domani” siamo l’opposizione. Altri hanno avuto il compito di governare. Pertanto, abbiamo subito chiesto all’amministrazione Cavalla, con un’apposita interrogazione presentata il 26 ottobre 2011, come intendeva affrontare la questione. In risposta, ci hanno detto che nessuno era a conoscenza di dimissioni. Misteri alla villafranchese. Durante un successivo incontro informale e poi durante un consiglio comunale, abbiamo ancora chiesto di dedicare proprio una seduta di consiglio al mondo del volontariato, per dare a tutti, e in modo trasparente, la possibilità di esprimere idee, esigenze e difficoltà. L’amministrazione ci ha spiegato di considerare il consiglio aperto come una cosa sostanzialmente inutile. Perché? La crisi del volontariato è dovuta alla mancanza di persone e quindi parlarne non serve. E capire il motivo di questa disaffezione? Vedere se ci sono rimedi? No. Troppo difficile. E’ uno di quei mestieri che non contribuisce a dare l’immagine del paese dove tutto va bene che Cavalla e i suoi cari si sforzano di accreditare. L’amministrazione comunale è arrivata all’assemblea dell’8 febbraio  del tutto impreparata e senza alcuna idea per tentare una soluzione. Ha perso quattro mesi tentando di minimizzare, si è fatta rimproverare il ritardo ed ha sperato fino all’ultimo che tutto rientrasse. E pensare che al suo interno c’è anche uno storico presidente di pro loco.

COSA SI POTEVA FARE?

I problemi evidenziati dal direttivo della pro loco sono senz’altro veri. Chi meglio delle persone che hanno lavorato in prima fila può dirlo? Nessuno. Ma da soli non bastano a spiegare tutto. Ci sono cause più profonde e più generali. C’è l’indifferenza verso l’utilità del sociale. Da anni a livello nazionale ci sentiamo ripetere che il sociale è un peso inutile. A livello locale, l’amministrazione comunale lo ha messo in secondo piano per privilegiare i vantaggi di immagine immediati legati a qualche manifestazione ed a qualche benevolo articolo sui giornali. Nessuna attenzione ad un progetto complessivo, che guardasse ai contenuti, al rinnovamento fatto per tempo, ad un disegno di insieme di un paese che non è piú quello di trent’anni fa.
Serve un recupero culturale a livello locale che non si improvvisa in pochi giorni o in qualche settimana. Va pensato con degli obiettivi e va sperimentato, passo per passo, sul campo. Bisogna scegliere se si vuole un paese attento alla popolazione che è cambiata, dove, ad esempio, gli stranieri sono diventati molti e con loro bisogna parlare, o se si vuole far finta di niente. Serve puntare di più sulla cultura e non solo sulle feste, che sono piacevoli e vanno bene ma magari hanno formule un po’ logorate dagli anni. Serve ritrovare il confronto delle idee, per aprire al nuovo, stimolando la sperimentazione, senza chiudere a chi può pensarla diversamente. Bisogna dare risposta ad una debolezza economica che ha reso la vita difficile a tante famiglie, mettendo a sistema, ad esempio, la rete di solidarietà che il volontariato può offrire. Perché non pensare ad una nuova “banca del tempo” dove le persone si possono scambiare aiuti reciproci? Se fatto con convinzione, sarebbe un modo per far crescere i legami tra le persone e la solidarietà reciproca. Serve costruire iniziative per i giovani, lasciando spazio alla loro fantasia. Sarebbe utile dialogare con tutte le pro loco della Valtriversa: se ci sono difficoltà comuni, possono esserci anche soluzioni da condividere insieme.
Mi auguro che i tardivi colloqui iniziati dal Comune, dopo l’assemblea dell’8 febbraio,  per trovare un nuovo direttivo alla pro loco diano presto un risultato positivo. Le persone che eventualmente accetteranno quel compito avranno il diritto di scrivere un capitolo nuovo della storia di questa associazione. Ma se il rilancio del volontariato sociale non verrà affrontato in modo complessivo, se non si comincerà ad incidere sulle cause profonde del malessere, dubito che qualsiasi soluzione venga trovata possa avere un futuro di largo respiro.
In sintesi, alcune proposte operative.
– individuare, meglio se a livello di Comunità Valtriversa, un soggetto professionale al quale delegare il compito di aiutare le associazioni di volontariato nello svolgimento di tutte le pratiche amministrative. Una sorta di consulente per un problema giudicato da tanti un ostacolo rilevante;
– un concorso di idee nelle locali scuole per chiedere ai ragazzi cosa farebbero per migliorare il loro paese: potrebbero arrivare spunti interessanti che il mondo degli adulti nemmeno immagina;
– dare al “tavolo del sociale” il compito di elaborare e sperimentare iniziative che favoriscano  la conoscenza e la collaborazione tra Comune, scuole, associazioni  ed enti espressione del volontariato. Sarebbe il primo passo per una rete  di interventi che abbia come scopo primario facilitare il confronto delle idee, integrare e sostenere i più deboli;
– promuovere in Valtriversa la regia delle manifestazioni, coinvolgendo referenti precisi di ogni singola associazione: non vuol dire fare il semplice calendario ma preoccuparsi dei contenuti, evitare la confusione organizzativa e la dispersione di risorse, favorendo la collaborazione tra i vari gruppi ed i vari Comuni , sia come personale, sia come strutture e attrezzature. Un primo gradino in tal senso potrebbe comunque essere fatto a Villafranca, mettendo attorno ad un tavolo organizzato dal Comune i referenti delle varie associazioni per coinvolgerli nella preparazione di iniziative condivise.

la nuova interrogazione di “Villafranca Domani”

la mozione presentata da “Villafranca Domani”

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