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venerdì, 3 Maggio 2024

Opera Pia S. Elena: l’amministrazione comunale sceglie due nuovi amministratori ma non ha un progetto sociale. E non si confronta con l’opposizione

UN’ALTRA OCCASIONE PERSA

Il 27 febbraio 2017, Anna Macchia, vice presidente dell’Opera Pia S. Elema, l’ente che si occupa della scuola materna, si dimette dal suo incarico. Tempo prima si è reso vacante un altro posto in consiglio di amministrazione per la decadenza di Luigi Bardoni. Non potendo lasciare oltre l’ente con il consiglio quasi dimezzato, il Comune è costretto a pubblicare un bando per la selezione delle candidature. E’ il 14 marzo. Perché il Comune?  Lo statuto dell’asilo prevede sia il Comune a nominare due dei cinque membri del consiglio. Altri due sono nominati dalla Parrocchia. Uno viene scelto in accordo tra le due istituzioni. Il Comune è responsabile della scelta degli amministratori anche per la casa di riposo, dove nomina l’intero consiglio. Torniamo all’asilo. Entro il 29 marzo, data di scadenza, appena quindici giorni, al bando comunale rispondono in tre: Maria Adelaide Franco, Maria Vigna e Daniele Barcaro. Con una velocità inusuale, 7 aprile, il sindaco risponde a Barcaro comunicandogli che la scelta è caduta sulle altre due candidate. Ha risposto a Barcaro in modo talmente veloce che agli atti, in quei giorni, le nomine fatte ancora non risultano. Il 13 aprile “Villafranca Domani” presenta un’interrogazione dove chiede ragione delle scelte e quali obiettivi sono stati dati alle persone nominate. Cliccate qui sotto per leggerla.

l’interrogazione di “Villafranca Domani” del 13.04.2017

Il 27 aprile Cavalla ci risponde. Senza dirci nulla. Parole molto generiche, come sua abitudine.

la risposta del sindaco Cavalla

UNA PREMESSA: SERVE UN PROGETTO SOCIALE

Secondo noi di “Villafranca Domani”, sia l’asilo, sia la casa di riposo sono enti in difficoltà. Vivono problemi diversi. Il Santanera per la possibile importante scelta di mettere mano alla proprietà ex Venturello con dieci anni di grave ritardo. Il S. Elena per deficit economico, possibile riduzione degli iscritti ed evidenti divergenze al suo interno. Entrambi con la difficoltà di costruire una nuova offerta di servizi più sostenibile e più adeguata ai tempi di un paese che cambia. Noi sosteniamo da anni la necessità di un nuovo progetto sociale. Villafranca non è più quella di una volta. Aumentano gli anziani. Diminuisce la natalità. C’è una forte componente di stranieri. Si sta perdendo la voglia di partecipare. Si sentono gli effetti della crisi economica generale. Non conosciamo più la storia dei nostri luoghi. Accettiamo tutto quello che capita senza chiederci il perché. Come se le cause non fossero anche nelle scelte fatte in passato e tutto provenisse da un altro pianeta. Conosciamo i nuovi bisogni delle persone? Quali obiettivi vogliamo darci? A quali decisioni diamo la precedenza? Come spenderemo i soldi disponibili? Sono domande a cui deve rispondere la politica locale.  Se esiste una rete di protezione sul territorio, tutta la comunità è più sicura. Quanto si è fatto fino ad ora mostra ormai i suoi limiti. Questo non vuol dire negare l’impegno di chi ha lavorato con dedizione in passato o sminuirlo. Non vuol dire dimenticare i positivi risultati ottenuti. Tutt’altro. Vuol dire riconoscere la necessità di aggiornare le risposte. Perché ci sono altre difficoltà. Anche gravi e in parte legate a cause a livello nazionale. Nessuno si illude di cambiare le sorti della nazione. Crediamo sia necessario fare quanto può essere nelle possibilità della comunità in cui viviamo. Restare a guardare è un errore. Meglio sperimentare e cercare soluzioni. Con trasparenza. Ovviamente, se si ritiene che il sociale sia una un compito della politica locale. Altrimenti, va bene così e tiriamo a campare, voltandoci dall’altra parte ogni volta che viene tolto un servizio e le persone sono sempre più sole. Quindi, per noi, Enti e volontariato devono lavorare insieme in modo coordinato e programmato, su obiettivi condivisi, decisi cercando di raccogliere al meglio tutte le idee. Non ognuno per conto proprio. Per riuscire, serve la regia del Comune. Il luogo dove si dovrebbero fare le scelte. Con un Comune determinato a fare poi un passo in più, verso una strategia di zona, insieme ad altri Comuni. Non chiuso nel singolo campanile. Chi viene nominato negli enti deve conoscere il progetto ed essere disposto a lavorare per realizzarlo. Per poi rendere conto del suo operato, come deciso dallo stesso consiglio comunale nel 2014 su nostra proposta.

La vicenda del S. Elena è stata l’ennesima prova di come l’amministrazione comunale non abbia la visione di un progetto sociale e non voglia il confronto di idee.

L’OPINIONE DI “VILLAFRANCA DOMANI”

All’inutile risposta di Cavalla, il sottoscritto, Alfredo Castaldo, Giovanni Damasio e Lorenzo Salvadore, i quattro consiglieri di “Villafranca Domani”, hanno replicato con la lettera che troverete di seguito.

La Vostra risposta alla nostra interrogazione sulle recenti nomine nel consiglio di amministrazione dell’Opera Pia S. Elena non ci fornisce nessun reale chiarimento. Nomine fatte cercando persone che abbiano esperienze “in ambito amministrativo e gestionale”? Questo è quanto Voi affermate. Cosa vuol dire? Non c’è alcuna visione di futuro in tutto questo. Chi gestisce una qualsiasi entità, sia essa una ditta privata, un’associazione, un ente, deve avere per prima cosa una visione strategica di come orienterà le scelte della struttura di cui ha la responsabilità. Non averla significa condannare la realtà che si amministra a perdere capacità di esprimere valore. A diventare sempre meno rilevante. Se poi le nomine sono fatte da un livello politico, è ovvio che gli indirizzi sui quali operare sono responsabilità della politica. In questo caso, dell’amministrazione comunale. Quindi, prendiamo atto che la Vostra scelta è quella di fare l’ordinaria amministrazione e poi si vedrà. Perché non si è voluto alcun dibattito aperto a tutti i contributi sul ruolo dell’Opera Pia S. Elena? E’ stato evitato con la banale scusa di una “mera disattenzione”. La stessa “disattenzione” già capitata in altre analoghe situazioni. E leggere gli atti che la Vostra stessa amministrazione approva? Voi avete a disposizione una struttura. I consiglieri di opposizione solo la loro buona volontà.

Cercare una sintesi in avanti tra tutti i contributi possibili avrebbe significato dare più forza all’Opera Pia S. Elena e sostenerne il ruolo in uno scenario complessivo che sta mutando profondamente. Il paese sta cambiando. Cambia la popolazione. Cambia il tessuto sociale. Probabilmente, cambiano le esigenze educative. C’è una forte diminuzione del tasso di natalità. La popolazione diminuisce. Aumentano i problemi economici delle famiglie. Ci giunge notizia che sarebbe possibile una consistente riduzione dei bambini iscritti al prossimo anno scolastico. Confermate? Sono stati fatti confronti con esperienze di altre scuole nei Comuni vicini? Sono state cercate collaborazioni? Esiste sul territorio dell’Unione “Colli del Monferrato” una scuola materna pubblica che può offrire alle famiglie un servizio gratuito. Scuola pubblica con la quale sarebbe utile concordare un “sistema integrato”, proprio nell’ambito dell’occasione politica offerta dall’Unione “Colli del Monferrato”. Vogliamo o non vogliamo diventare un unico territorio? Il consiglio di amministrazione ha avuto evidenti problemi, visti i posti che si erano resi vacanti. Chi ricopriva il ruolo di vice presidente si è dimesso. Differenti vedute che non hanno trovato una composizione? L’amministrazione comunale cosa ha fatto davanti alle divergenze? La commissione di verifica sulla convenzione con il Comune continua ad essere tenuta ai margini della situazione. Scelta che assume un ruolo rilevante perché la commissione viene gestita di fatto dalla Giunta: un ruolo che non le compete, non previsto dalla vigente convenzione. Gestite la commissione come un fatto solo formale. Senza alcuna intenzione di darle sostanza, come dimostra la Vostra scelta di rinviarne la convocazione “a data da destinarsi”. Il bilancio dell’ente è in grado di reggersi, visto che nel 2015 chiudeva in disavanzo? Nell’unica riunione di commissione fatta, avevamo appreso che anche il 2016 sarebbe stato in disavanzo. Il dato è confermato? Ritenete possibili forme di collaborazione tra il S. Elena e la Fondazione Santanera? Ogni realtà organizzata che vuole vivere e crescere in un contesto sempre più difficile deve impegnarsi per uscire dal proprio tradizionale ambito di attività e lavorare in rete. I soldi pubblici messi dal Comune dovrebbero servire sia ad aiutare realmente le famiglie più bisognose, sia a sostenere progetti educativi innovativi che diano la qualità necessaria per essere competitivi in un mondo che non è più quello a cui eravamo abituati.

La relazione prevista della delibera del Consiglio comunale n. 20 del 5.6.2014 vale per l’operato di “tutti” i nominati. Non solo per quelli nell’Opera pia S. Elena. Il fatto che anche questo impegno sia caduto nel dimenticatoio dimostra come il Consiglio comunale sia considerato un organo di ratifica di decisioni già prese, non il momento più alto e democratico di dare forma al futuro della nostra comunità.

Le nostre valutazioni sono di merito politico sul metodo che è stato usato per affrontare il problema. Non sulle singole persone. Metodo che non condividiamo perché le scelte erano già state da Voi decise prima di pubblicare il relativo bando. E’ evidente da come si sono svolti i fatti. A cosa serve pubblicare un avviso di ricerca di candidati nella sezione “bandi di gara e contratti” del sito internet comunale? Quanti pensate lo abbiano visto? In un clima di sfiducia generale come l’attuale, il problema oggi è far crescere la cultura di porsi al servizio degli altri e del proprio paese. Compito che spetta alla politica vera che vuole essere aperta e rispettosa delle diverse opinioni. Compito che richiede tempo, fatica e sperimentazione. Con questa vicenda, abbiamo perso un’altra occasione.

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