CONTROLLARE, CHE FASTIDIO
Capisco che parlare di revisore dei conti sia una cosa che possa lasciare indifferenti tanti. Molti di voi penseranno: “problemi tecnici. Non ci interessa”. Sbagliato. Quando si criticano in tutte le salse i danni ed i costi della politica, un efficiente sistema di controllo dei conti pubblici in qualsiasi ente è fondamentale per cambiare le cose. Questo vale anche per un Comune di modeste dimensioni come il nostro. Un compito tutt’altro che semplice, se fatto bene e con attenzione. Al revisore poi spettano anche funzioni di collaborazione nei confronti della giunta e del consiglio comunale. Una recente norma statale impone di scegliere il revisore con un sorteggio tra i nominativi iscritti in una apposito elenco per dare un po’ di trasparenza al precedente sistema dove la scelta veniva fatta dalla totale discrezione della maggioranza. Il controllato che si nomina il controllore è un grave conflitto di interessi che, spesso, porta gli enti locali a nominare qualcuno purché costi poco e non abbia voglia di creare problemi. Sistema al quale tanti professionisti si adeguano. Capita sovente di trovare relazioni di revisori quasi del tutto uguali anno per anno: cambiano solo le cifre. Cosí si fa prima, si usano testi pressoché identici, magari non ci si muove dall’ufficio e si incassano 2-3 mila euro a piccolo Comune per anno con poca fatica. Accumulando un po’ di incarichi, uno stipendio esce senza tante difficoltà. Altro che andare in ufficio o in fabbrica tutti i giorni a timbrare il cartellino.
Cosa è successo a Villafranca? La maggioranza ha portato l’argomento nel consiglio comunale del 26 marzo. Il mandato del revisore in carica è scaduto lo scorso anno. Pertanto, visto che dobbiamo fare il bilancio, nominiamo quello nuovo con le vecchie regole in quanto le nuove non si possono ancora applicare perché l’elenco dei professionisti nel quale sorteggiare non è ancora operativo. Prima, però, togliamo il vincolo in base al quale il nuovo revisore non dovrebbe avere più di otto incarichi. Questo, in sintesi, è quanto ci hanno detto. “Villafranca Domani” ha votato no alla rimozione del vincolo (che comunque è passata con i voti della sola maggioranza) perché il professionista che ha troppi incarichi non può esercitarli mettendoci la dovuta attenzione, considerata la complessità dell’argomento. Ovviamente, tutto lasciava pensare che togliere il limite degli incarichi fosse funzionale a far passare la nomina decisa dall’amministrazione, altrimenti non avrebbe avuto senso. Dopo aver elencato tutti i nominativi che si erano proposti, tra metà febbraio e marzo, l’amministrazione ha proposto Lidia Pizzotti, di Asti, che aveva fatto domanda, per ultima, tre giorni prima del consiglio mandando poche righe a mano su una copertina di un fax. Il curriculum lo aveva mandato nel 2007… Ovviamente, la candidatura della Pizzotti conteneva un costo di 2400 euro più iva all’anno: 100 euro in meno dell’unica altra domanda con un prezzo e 100 euro in meno del precedente revisore. “Villafranca Domani” ha votato scheda bianca sulla nomina perché, senza voler esprimere alcun giudizio professionale sulla Pizzotti, abbiamo ritenuto che tutta la procedura si sia svolta senza la necessaria trasparenza e senza una crescita di qualità per il Comune. Questo non fa bene nemmeno al professionista incaricato. Qual’è stato il metro di giudizio per scegliere? L’amministrazione ci ha risposto in modo generico: le esperienze professionali. Detto così, senza alcun termine di paragone, vuol dire niente. Perché non è stato fatto un bando pubblico, dove chiedere a tutti i concorrenti una proposta economica e proposte sulla metodologia di lavoro? Con le vecchie norme, quelle applicate, la scelta era purtroppo del tutto discrezionale e l’amministrazione villafranchese, che ha paura della discrezionalità quando deve fare scelte innovative o favorire la concorrenza, la usa se rappresenta la via più comoda. Azzardo la mia risposta: la giunta ha considerato il problema come un fatto formale, senza sostanza. Chiedere ad un esterno valutazioni serie e informate sui costi delle opere pubbliche, sulle politiche tributarie del Comune o sul modo di gestire i servizi? Per carità, niente grane.