MENO RIFIUTI, PIU’ AMBIENTE
Non sappiamo ancora come verrà organizzata nel concreto la raccolta rifiuti a seguito del nuovo appalto gestito dal Consorzio astitigiano, guidato da Massimo Padovani, e vinto dall’Asp, l’azienda di servizi del Comune di Asti. In consiglio comunale, il sindaco Cavalla ne ha riferito in termini abbastanza generici in occasione del bilancio preventivo. Si doveva partire il primo marzo. Poi la data è diventata il primo luglio. Ora non si sa. Nemmeno l’incontro che abbiamo organizzato con lo stesso Padovani alcune settimane fa, come circolo locale del Partito Democratico, ha chiarito la situazione. Ancora non sappiamo in via definitiva con quali modalità verranno raccolti i rifiuti. Parlando di Villafranca, il progetto iniziale prevedeva il passaggio della raccolta del rifiuto indifferenziato da bisettimanale a settimanale e l’individuazione di una porzione di territorio dove la differenziata (carta, plastica, lattine, umido) doveva svolgersi con il porta a porta. Nella zona rimanente, si doveva continuare con i contenitori stradali. Le zone non sono mai state definite e nulla si è poi saputo. Come consigliere comunale, ho sollevato più volte il problema, ancora quando l’appalto era in preparazione, chiedendo incontri informativi almeno con gli amministratori comunali. Tutti avrebbero potuto dare il loro contributo di esperienza. Personalmente, negli anni novanta avevo seguito il nascere e lo svilupparsi della differenziata a Villafranca (quando nell’astigiano quasi nessuno faceva riciclaggio di rifiuti e anche quando chi governa oggi si opponeva al miglioramento della differenziata o non voleva collaborare). Nessuna risposta. Ora, il problema sembrerebbe essere se passare o meno per intero al porta a porta, modificando i criteri sui quali è stato fatto l’appalto: una scelta che comporterebbe facilmente maggiori costi.
I RIFIUTI A VILLAFRANCA
La raccolta rifiuti a Villafranca evidenzia problemi da alcuni anni. Sicuramente la svolta voluta da Padovani nel 2002 con la rimozione dei contenitori stradali per l’indifferenziato aveva dato ottimi risultati, e questo va riconosciuto. Negli anni novanta l’amministrazione Saracco non aveva avuto il coraggio di fare questa scelta su larga scala ma si era limitata ad una sperimentazione. Non dimentichiamoci, però, che sperimentare aiuta chi viene dopo a decidere cosa fare sulla base dell’esperienza acquisita. Poi, il sistema si è fermato ed è iniziato il degrado. Molti i sacchi “abusivi” di rifiuto indifferenziato: basta guardarsi intorno per notarlo. Le aree dove ci sono i contenitori sono spesso senza manutenzione: se sono sporche, si invoglia la gente a buttare rifiuti senza riguardo. Tanto “va bene lo stesso”. I sacchi “abusivi” abbandonati lungo le strade non sono mai mancati. Anche la distribuzione di sacchi viola obbligatoria fatta all’inizio dell’anno non sembra aver risolto la situazione. La qualità della differenziata da tempo è in diminuzione: basta guardare all’interno dei contenitori, dove si trovano facilmente delle impurità. Negli anni scorsi, più volte dai banchi dell’opposizione abbiamo segnalato il problema ma le nostre osservazioni sono state sminuite.
IDEE PER CAMBIARE
Perché si è arrivati a questo? Il messaggio che negli anni è passato è stato meno sacchi ufficiali prendi, meno paghi. Su un tema così delicato come i rifiuti non basta far leva solo sul costo per indurre a comportamenti virtuosi. Costa poco gestire male i rifiuti. Non si è più investito nell’educazione alla differenziata e in attenzione al territorio. Far bene la differenziata significa insegnare regole che sono tutt’altro che semplici e mettono in difficoltà anche gli addetti ai lavori, figuriamoci la casalinga che deve pensare a mandare avanti la famiglia. Sarebbe anche stato utile guardare avanti e investire nel “rifiuto zero”, cioé sostenere, sperimentare e promuovere attivamente esperienze che producono meno rifiuti. Servivano a cambiare la cultura sul problema. Cioè a fare quella cosa difficile che di solito non da risultati immediati e per la quale ci vuole tempo e costanza, ma se non si inizia mai non si cambia nulla. Purtroppo, nella cultura attuale produrre rifiuti è un fatto normale. Fa parte del nostro modo di vivere e solo una minoranza di persone si scandalizza. Riducendo gli inutili imballaggi, pensate a quanto vetro, plastica e cartone si potrebbero risparmiare. La Legambiente locale aveva dato un ottimo esempio con i detersivi alla spina: un’occasione che il Comune non ha raccolto e nulla si è fatto in più.
I rifiuti non si gestiscono stando dietro ad una scrivania ma scendendo in strada e valutando caso per caso i problemi, avendo a disposizione un sistema di raccolta flessibile in grado di adeguarsi a mutate esigenze. Ci vogliono tempo, impegno, fatica. Raramente occuparsi di rifiuti sul campo e non nei convegni ripaga in termini di immagine. E’ un settore che nel nostro paese costa 300 mila euro all’ann0. Anche l’amministrazione Cavalla non ha preso decisioni. Vengono fatti i controlli? Credo pochi. Cosa si intende fare per i condomini? E’ rimasto senza soluzione il problema degli stracci e dei vestiti usati. Dove li mettiamo? Arrivano lamentele sulla mancanza di contenitori per il verde. I conferimenti alla “stazione ecologica” nella ex cava Rbd si possono fare solo di sabato mattina e questo crea difficoltà. Non ci sono state campagne informative adeguate: non basta qualche manifesto spesso ignorato perché poco comprensibile. Fino a quando la raccolta dell’indifferenziato sarà bisettimanale? Segnalazioni che abbiamo ricevuto ci dicono che automezzi compattatori per la raccolta di grosse dimensioni starebbero iniziando a girare dove prima raccoglievano piccoli scarrabili (nelle strade strette di collina è meglio mandare piccoli mezzi…): sono voci che, se confermate, indicherebbero disorientamento e superficialità in chi sta organizzando il nuovo appalto (fare una verifica delle strade e delle zone prima di mandare nuovi operatori a lavorare mi sembra il minimo…).
PROPOSTE PER LA VALTRIVERSA
Servono politiche coordinate in tutta la Valtriversa. Su tutto il problema, non solo sulla raccolta, compreso il far pagare alle famiglie una tariffa omogenea e per la quale non ci voglia il commercialista per calcolarla, come succede ora a Villafranca. Questo scoraggerebbe l’esportazione di rifiuti in altri paesi. Servirebbe una stazione ecologica della Comunità, per avere una struttura efficiente, in regola con le normative e autorizzata, aperta ai conferimenti dei privati più volte alla settimana. Il progetto c’era ma è stato abbandonato per l’incapacità dei Comuni di parlarsi e trovare una soluzione condivisa (non “avevano tempo”: dissero proprio così). Serve investire senza esitazioni nella formazione ai ragazzi delle scuole, sempre molto sensibili sul tema.
Le foto che seguono sono state fatte a Villafranca. Una sola è di tre anni fa. Le altre sono tutte recenti.
[…] giorni fa, il 3 luglio, ho pubblicato alcune valutazioni sui problemi della raccolta rifiuti. Il 5 ho presentato un’interrogazione al sindaco sull’argomento, come gruppo […]