CHIEDIAMO LA SEDE CRI VICINO ALLA “CASA DELLA SALUTE”
Una nuova sede della Croce Rossa vicino alla futura “casa della salute”: ecco quanto ho chiesto nel consiglio comunale del 28 maggio scorso a nome del gruppo di opposizione di “Villafranca guarda oltre“. Andiamo con ordine e spieghiamo cosa sta capitando, anche perché di questo argomento si è parlato fino ad ora poco. Nel 2006, l’Asl ha deciso di concentrare i servizi sanitari sparsi sul territorio provinciale nelle “case della salute”, strutture integrate pensate dall’allora ministro della salute, Livia Turco. Anche Villafranca sarà sede di una “casa della salute”, la cui costruzione è finanziata dalla Regione, perché i locali che attualmente ospitano il distretto sanitario e il servizio 118 sono considerati dall’Asl ormai inadeguati. Dove nascerà la nuova struttura? Lungo la ex statale 10, nei pressi della rotonda, tra la strada e la ferrovia. Noi riteniamo sia importantissimo che sul territorio ci siano servizi sanitari. Non fare la “casa della salute” significherebbe correre il pesante rischio di perdere quello che oggi c’è, compreso il 118, con un danno enorme per tutti.
Anche la Croce Rossa, qualche mese fa, ha deciso, in modo autonomo, di andarsene da via Luotto, in quanto la nuova dirigenza non ritiene gli spazi a sua disposizione sufficienti per svolgere nuove attività e lamenta forti problemi di garage per le ambulanze. Secondo quanto è dato sapere, la Croce Rossa sembra in fase di avanzata trattativa per trasferirsi nell’area dell’ex fornace Rbd, dove affitterebbe una parte del capannone a fianco del Mercatone. Se l’investimento fatto in via Luotto negli anni novanta, con un notevole impegno dell’allora amministrazione comunale, non è più sufficiente e bisogna pensare ad una situazione più ampia, dove l’Asl sia a casa propria e non più in affitto, riteniamo sia giusto programmare un nuovo polo sanitario. Strutture pensate allo scopo, vicine, coordinate, moderne e il più possibile comode alla strada principale, anche per consentire una rapida partenza delle ambulanze. Il terreno in questione si presta a tutto questo, se verrà acquisita alla proprietà pubblica anche tutta la parte oggi in mano ad un privato. Abbiamo sollecitato l’amministrazione comunale a procedere in tal senso senza incertezze perché certe scelte devono essere fatte quando le condizioni lo consentono: perdere l’occasione che si presenta oggi significherebbe perdere del tutto questa possibilità nel futuro. Poi, una Croce Rossa locale che ha voglia di crescere deve essere sostenuta, nell’interesse di Villafranca e della Valtriversa.
Sulla “casa della salute”, la maggioranza si è divisa: Guglielmo Scaletta, capogruppo e coordinatore villafranchese di “Forza Italia” ha espresso un pesante giudizio negativo sulla sua realizzazione, votando poi contro al provvedimento che sceglieva di dare all’Asl il terreno per costruire il nuovo fabbricato con una donazione. Secondo Scaletta, il concentrico viene impoverito, aumenta la scomodità e i medici di base non vogliono partecipare alla gestione della nuova struttura e si rischiano di perdere servizi oggi presenti. All’incirca sulla stessa linea Roberto Guazzo, assessore, che però al momento del voto si è astenuto. I due dissenzienti hanno cercato di minimizzare, evidenziando che non ci sono rotture politiche: il classico arrampicarsi sugli specchi. Quando un assessore e il capogruppo hanno opinioni diverse su un argomento di peso come la casa della salute ed arrivano ad esprimerle in modo ufficiale in consiglio comunale (facile pensare che la seduta sia iniziata con una ventina di minuti di ritardo per un estremo tentativo non riuscito di ricomporre le posizioni) è evidente che all’interno della maggioranza l’accordo non funziona più come un tempo. Sempre nel mio intervento, ho ricordato al consiglio che l’impoverimento del concentrico e la maggior scomodità per chi abita a S. Rocco o in piazza Marconi sono problemi reali. Li avevamo sollevati noi, gruppo di opposizione, nel novembre 2006 con una mozione che la maggioranza aveva bocciato. Noi chiedevamo di verificare se c’erano soluzioni alternative e che il Comune facesse da regista di tutte le parti in causa, in modo di far sentire il peso del territorio e assicurare la nascita di nuovi servizi sanitari a favore della gente. Da allora è passato un anno e mezzo che poteva essere speso per un lavoro chiaro e trasparente, con il coinvolgimento di tutto il consiglio comunale, del volontariato, degli enti e dei medici. Ci sarebbe stato tempo per affrontare con calma i dubbi. L’amministrazione comunale, che ogni tanto invoca la “collaborazione”, ha preferito tenere tutto nel chiuso delle sue segrete stanze. Risultato: si è perso un anno e mezzo. Ora, non è il momento delle incertezze. Bisogna dire si alla “casa della salute” perché, lo ribadiamo, riteniamo il rischio di perdere tutto troppo grosso. Come già accaduto negli anni novanta, quando il distretto sanitario era nel precario alloggio di regione Pieve. Ovviamente, va posta la massima attenzione per ottenere dall’Asl un reale incremento dei servizi specialistici offerti, come previsto dal protocollo di intesa tra Comune e Asl, perché la salute è un diritto di tutti e non bisogna costringere i più deboli a rivolgersi alla sanità privata.
Certi vizi non muoiono mai. Il sindaco Padovani ha tentato di appropriarsi della paternità della “casa della salute”, probabilmente per giustificare una delle sue promesse elettorali più forti e anomale del 2004: il pronto soccorso. Peccato che l’idea sia del precedente governo di centro sinistra, mentre lui, quando a tutti i livelli governava la destra, non sia riuscito a realizzare quello che aveva vantato senza riguardo.