QUALITA’ E RISPARMIO
Da alcune settimane, mi arrivano da più parti opinioni circa la situazione di crisi del piccolo commercio villafranchese. A volte si tratta di voci che parlano di prossima chiusura di alcune attività. A volte, commercianti stessi che si dichiarano pronti a chiudere o a vendere. Altri che si rammaricano di aver aperto. Altre volte ancora, semplici consumatori che lamentano la difficoltà a trovare nei negozi locali quanto cercano. Non bisogna essere economisti per capire che la situazione della rete commerciale è in declino da anni. Un po’ come tutto il paese: cosa che “Villafranca domani” denuncia da tempo. Sia l’amministrazione comunale Padovani, sia quella di Cavalla, hanno espressamente voluto portare il commercio lungo la ex statale 10, favorendo l’arrivo di attività di grosse dimensioni. E’ un fatto anche che il consumatore preferisca da tempo il supermercato al semplice negozio. Abitudine, moda, richiamo della pubblicità, maggiore comodità di orari, varietà di scelta e presunta mancanza di tempo che porta a voler concentrare gli acquisti in un unico luogo. E’ vero che i commercianti locali sono da sempre molto divisi al loro interno, senza un progetto complessivo per rinnovarsi, modernizzarsi e smetterla di vivere di rendita su lustri del passato o sull’idea, sbagliata, di un ritorno al protezionismo locale abolito dalla legge. Credo, però, sia altrettanto vero che le scelte comunali di questi ultimi dieci anni in tema di commercio siano state volute perché utili e funzionali ad operatori economici che avevano contribuito a creare e sostenere proprio le amministrazioni Padovani e Cavalla. Di fronte a questi scenari, i commercianti locali hanno sempre evitato di far emergere in modo ufficiale e pubblico il loro malumore. Forse, per paura di urtarsi con il vice sindaco, probabile commercialista di riferimento di diversi negozianti. Non si sa mai. Si potrebbe sempre aver bisogno… Qualcuno è arrivato a riproverare il gruppo di opposizione di non essere stato presente a riunioni con il Comune che sarebbero state organizzate negli ultimi mesi: peccato che nessuno, commercianti o Comune, ci ha mai informato di questi appuntamenti e noi non abbiamo ancora la sfera di cristallo per leggere nel futuro. Qualche commerciante ci ha anche accusato di aver votato a favore del cambio di destinanzione d’uso del capannone vicino al Mercatone, passato da artigianale a commerciale. E’ vero, siamo stati favorevoli. Era meglio lasciare una struttura vuota o completare l’area facendola diventare un unico polo di attività? La vicinanza con le abitazioni e l’ampio spazio a parcheggio rendevano logica una scelta commerciale per quel sito.
L’INTERROGAZIONE AL COMUNE
Come gruppo “Villafranca Domani”, ho presentato lo scorso 1 dicembre un’interrogazione all’amministrazione dove chiedevo se la notizia degli incontri con i commercianti era vera e quali posizioni aveva assunto il Comune. La risposta mi è arrivata il 9 dicembre. La lettera di Cavalla ammette gli incontri: il primo ancora a fine settembre, ma rimane su un contenuto abbastanza generico, quasi in “terza persona”, cioè sembra che riferisca fatti dei quali il Comune potrebbe essere stato semplice spettatore. Nessuna indicazione su impegni precisi. Normale, quando non si hanno idee e si fa fatica a prendere impegni. Molto ambigua la parte che parla delle proposte emerse negli incontri: fidelizzazione (con quali strumenti?), mantenimento dei servizi essenziali nel centro storico (chi ha voluto scegliere di far andar via il distretto sanitario dal concentrico? L’amministrazione Padovani Cavalla. Chissà se i commercianti se lo ricordano?), “avvicinamento dell’area mercatale all’area di commercio locale” (cosa vuol dire? Bancarelle in via Roma? E perché no in piazza Santanera o via Aghemio o al Borgovecchio?). Nelle ultime righe anche il riferimento alla “stipula di una convenzione con i responsabili del nuovo supermercato che prevede, sulla base delle scelte e decisioni che verranno adottate dalla Regione, lo stanziamento di una somma considerevole da utilizzarsi per iniziative a sostegno del commercio locale”. Si tratta di un obbligo previsto dalla normativa regionale sul commercio alla quale chi apre un supermercato deve sottostare: deve versare un indennizzo alla collettività per “l’impatto” del proprio esercizio. La somma andrà divisa tra il Comune che ospita il supermercato e quelli confinanti. Quindi, nessun regalo al Comune. Peccato che, come accade spesso in Italia, non ci sono le regole per attuare in concreto questa prescrizione. Dalle stime che abbiamo raccolto, si parla di 20 mila euro complessivi, da corrispondere una sola volta. Quando e come è ancora tutto da vedere.
la risposta del sindaco all’interrogazione di “Villafranca Domani”
LE NOSTRE PROPOSTE
Le nostre proposte? La profonda crisi attuale mette in evidenza un’altra faccia della realtà: il supermercato è un modello consumistico non più sostenibile e con un impatto eccessivo. Servono strade diverse. Bisogna dare al paese una politica commerciale che stia dalla parte del consumatore perché credo sia l’unico sistema per aiutare concretamente anche i piccoli commercianti ed i produttori locali. Come? Il Comune deve promuovere iniziative che portino i produttori a vendere direttamente ai consumatori, saltando quella grande distribuzione che ha solo l’effetto di ricaricare in modo esagerato i prezzi. Quindi, spazio ai prodotti locali e alla qualità. I piccoli negozi potrebbero essere di grande aiuto, commercializzando proprio i prodotti del territorio ed evitando gli acquisti dai grossisti. Altro elemento importante, potrebbe essere il sostegno all’organizzazione di gruppi di acquisto, cioè di libere associazioni di consumatori che si mettono insieme per acquistare prodotti direttamente dai produttori. Piccoli negozi e gruppi di acquisto sono realtà diverse che possono svolgere una funzione complementare, senza farsi concorrenza, perché rispondono ad idee e bisogni diversi. I negozi, ad esempio, potrebbero più facilmente ospitare distributori di prodotti alla spina, cioè senza imballaggio, il cui impianto potrebbe essere sostenuto proprio dal Comune: sarebbe la strada per non fare rifiuti, andando oltre il concetto della raccolta differenziata, con forti risparmi sui costi per la collettività. In un momento di crisi come l’attuale, dove si riducono i redditi, in particolare di dipendenti e pensionati, servirebbe moltissimo poter risparmiare. Il prodotto alla spina, poi, favorisce il produttore locale che spesso non ha i mezzi per venderlo in bottiglia o in confezione. Prodotti locali che si vendono sullo stesso territorio, senza inutili costi di trasporto, di imballaggio o di mega strutture. Quindi, un prezzo minore per il consumatore e maggior qualità: vantaggi per tutti. Piccoli negozi e gruppi d’acquisto possono anche avere una funzione sociale: favorire quella parte di popolazione anziana che al supermercato sulla statale non ci va per la distanza, la mancanza di auto, problemi di sicurezza o fisici. Perché non provare a creare la “spesa a domicilio”? Magari dandola come progetto a quel “tavolo del sociale” di cui si è persa notizia da tempo. I bar potrebbero diventare veri luoghi di aggregazione di cui si sente la mancanza. Locali specializzati in qualche prodotto tipico (come ci sono esempi, con ottimo successo, in posti non lontano da noi: Villanova) e dove si possono tenere eventi di musica o cultura, per diversificare l’offerta e renderla più attraente. Sarebbe utile l’incentivo di una via Roma resa bella per passeggiare con la famiglia, mentre oggi è un semplice parcheggio stabile di auto, pericolosa e difficile per il pedone. A tutto questo, ovviamente, va aggiunta una visione di rete vera. Cioè, bisogna che i soggetti interessati, Comune, piccoli commercianti, produttori e consumatori, lavorino con una logica d’insieme. Al Comune il compito di fare da coordinamento delle iniziative, di dare il sostegno pubblico e di attivare la necessaria promozione, fatta di informazione, sperimentazione, manifestazioni e insegnamento nelle scuole. Al consumatore, il compito di riorganizzare le proprie abitudini cercando qualità, prodotti di stagione e sostenibilità ecologica. Ai piccoli commercianti, il compito di provare a rinnovare le loro attività, ampliando gli orari e provando ad investire. L’ideale sarebbe coinvolgere nel progetto tutta la Comunità Valtriversa, dove i piccoli paesi soffrono di una evidente desertificazione commerciale. Tutte le proposte descritte assumerebbero un peso ben più rilevante. Sono convinto che da questa idea di sviluppo potrebbero nascere anche posti di lavoro nuovi e non precari, a differenza di quanto accade con la grande distribuzione.
Faccio un complimento personale a Marco Canta al quale va il merito di essere andato, da solo, controcorrente con il distributore per il latte in piazza Santanera e il suo vicino negozio a “chilometri zero”.
ULTIME NOTIZIE
Il nuovo supermercato nella ex fornace Rbd, nel capannone dove si costruivano i travetti, dovrebbe aprire fra pochi giorni. I lavori sarebbero ormai ultimati e la data che circola è quella del 15 dicembre.
[…] adeguate sperimentazioni. L’ho già scritto proprio su questo spazio (leggi l’articolo “la crisi del commercio locale”). Quanti prodotti sono vendibili alla spina, cioè senza imballaggio? Tanti: oltre all’acqua, […]