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sabato, 2 Novembre 2024

Incontro con lo scrittore Gianni Oliva

SCEGLIERE CONOSCENDO

Almeno 40 persone hanno seguito con attenzione Gianni Oliva che ha presentato il suo ultimo libro “Gli ultimi giorni della Monarchia. Quando l’Italia si scoprì repubblicana”. L’incontro, organizzato da “Villafranca Domani”,  si è svolto il 23 settembre 2016, nella sala Virano “il portico”. Oliva ha risposto alle domande di Mario Renosio, direttore dell’Istituto per la storia della Resistenza di Asti. Nella seconda parte della serata, c’è stato spazio per interventi dal pubblico.

Perché parlare del libro di Gianni Oliva? Ci stiamo avvicinando ad un referendum istituzionale che chiederà a tutti noi una scelta importante. Decidere in un modo o nell’altro non sarà la stessa cosa. Rinunciare al diritto di votare e starsene a casa non è la soluzione. Non lo è mai. In nessuna situazione. Anche se oggi c’è chi vuole far passar il diritto di votare come cosa inutile e fastidiosa. Non votare è la strada che lascia campo libero a qualsiasi esito, di solito il peggiore, perché in politica ogni vuoto viene riempito. Spesso dal peggio. Allora come scegliere con consapevolezza? Come si dovrebbe sempre fare. Senza il fascino degli slogan e delle simpatie di quella politica che fa prevalere l’immagine alla sostanza delle idee. Proviamo a capire cosa c’è alla base dell’attuale Costituzione della Repubblica. E proviamo a capire i vari pensieri politici che l’hanno costruita. Che sintesi hanno messo in atto. Con il prezioso contributo dell’Israt di Asti, già lo scorso anno abbiamo realizzato due momenti che hanno affrontato il ruolo e le idee del movimento partigiano. Il nuovo libro di Oliva ci è sembrata un’occasione importante per affrontare quel delicato momento storico dove l’Italia, appena uscita dalla guerra, doveva trovare un nuovo equilibrio e dove sarebbe dovuta nascere una nuova classe dirigente. Abbiamo in programma un altro momento dedicato alle culture politiche che trovarono la sintesi all’interno della Costituzione attuale. Nella prima parte di novembre, in vista del referendum, cercheremo di organizzare un confronto tra le ragioni di chi pensa si debba votare no e le ragioni del si.

Oliva ha fatto interessanti paragoni con l’attualità. Le dittature dell’epoca moderna conquistano il potere con il consenso, non con la forza. Il nazismo si sviluppa in una Germania con una cultura antica e profonda. Non in una nazione analfabeta. I tedeschi vedono i deportati ma tacciono. Mussolini conquista l’opinione pubblica con il controllo dell’istruzione e dell’informazione. Giovani generazioni che vengono formate nelle scuole nel culto della supremazia e della guerra. Un mondo dell’informazione completamente allineato, i cui effetti erano amplificati dal ruolo di un mezzo potente come la radio. Queste sono le cose su cui interrogarsi. Non bisogna solo fermarsi agli orrori dei regimi totalitari. Bisogna studiare i meccanismi che li hanno resi possibili. Siamo sicuri che anche oggi non ci sia qualcuno che vuole influenzare e distorcere  l’opinione pubblica? Oliva ha ricordato alcuni versi di Bertolt Brecht, che sono un invito a riflettere in un momento in cui il disimpegno per la politica sembra prevalere: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero aprendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

L’Italia affronta il referendum tra monarchia e repubblica in modo composto e con grande partecipazione. Vota il 90% degli aventi diritto. Votano per la prima volta le donne: fatto politico importante che segue all’emancipazione del mondo femminile avvenuta durante la prima guerra mondiale quando le donne avevano dovuto sostituire per la prima volta gli uomini al fronte in tante attività economiche. Oggi questi sembrano aspetti lontati dalla vita di tutti i giorni ma non dimentichiamoci, ad esempio, che l’affermazione del ruolo della donna è stata molto lenta in Italia. E, per molti aspetti, non è ancora compiuta. Solo nel 1996 lo stupro è diventato reato contro la persona. Prima era una semplice offesa alla morale pubblica che si poteva sanare con “matrimonio riparatore”.

Gli italiani vanno in massa a votare, dicevamo. Danno un giudizio sugli ultimi 20 anni della monarchia collusa con il fascismo e tutta la classe dirigente che lo stesso aveva creato. Un giudizio su una guerra costata morti e distruzione. Su un periodo dove la Resistenza era stata l’unica voce che si era opposta e che ora provava ad essere la nuova classe dirigente. Chi vota repubblica ha conosciuto la guerra e la violenza. Chi vota monarchia, sceglie la conservazione. Gli italiani vanno a votare perché non hanno perso la cultura della democrazia. Era la prima volta dal 1924. La cultura della democrazia non si “esporta”, come abbiamo pensato di fare più volte negli ultimi anni con i danni che conosciamo. Si acquisisce col tempo e con passaggi difficili. La provincia di Asti è una delle quattro settentrionali dove prevale la monarchia con uno scarto di poco meno di 2 mila voti. Fu il sud astigiano a ridurre la differenza scegliendo la repubblica. In Piemonte, anche la provincia di Cuneo è monarchica. A Villafranca vinse la monarchia e alle amministrative il Comune venne conquistato da una lista del “partito dei contadini”.

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