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venerdì, 26 Aprile 2024

Incontro con i tre consiglieri provinciali del nord ovest astigiano: mancano i soldi e le incertezze sono tante

COSA VUOLE ESSERE LA PROVINCIA?

L’11 gennaio 2017, i tre consiglieri provinciali eletti nel nord ovest astigiano hanno incontrato gli amministratori comunali. La riunione si è svolta a Villafranca, nella sala “Bordone”. Chi sono i consiglieri della nostra zona? Paolo Lanfranco, sindaco di Valfenera, eletto con la lista che sostiene il presidente Gabusi. Gianluca Forno, sindaco di Baldichieri, eletto con la lista che sosteneva la candidata presidente sconfitta Barbara Baino. Giorgio Brosio, consigliere comunale di Cortandone, paese del quale è stato anche sindaco, eletto con la lista “Provincia Civica”, formazione che anche noi di “Villafranca Domani” abbiamo aiutato. Discreta la presenza al dibattito: una trentina di persone. Erano invitati gli amministratori di Baldichieri, Villafranca, Cantarana, Castellero, Cellarengo, Cortandone, Dusino S. Michele, Ferrere, Maretto, Monale, Roatto, San Paolo Solbrito, Valfenera e Villanova. In pratica, i Comuni dell’attuale Unione Valtriversa, della “Colli del Monferrato” e dell’ex Pianalto.

Lanfranco ha avuto lo spazio maggiore per i suoi interventi rispetto ai due colleghi. Cosa abbastanza comprensibile, visto che era già presente nel precedente mandato amministrativo, eletto nel listone che aveva messo a presidente Fabrizio Brignolo, e vista la sua recentissima nomina a vice presidente della Provincia. Apprezzabile anche la sua sincerità: ha abbozzato un quadro dell’ente Provincia  a tinte fosche. Non ci sarebbero i soldi per “fare il bilancio”. I dipendenti sarebbero scesi a 134 dai 300 originari. Le risorse per le asfaltature delle strade sarebbero poca cosa rispetto alle reali necessità. Programmi futuri? Sperare che arrivino soldi dallo Stato, nella convinzione che, dopo la vittoria del “no” al referendum del 4 dicembre scorso, il legislatore dovrà ridare all’ente Provincia un nuovo ruolo. La proposta che nei locali vuoti del palazzo della Provincia trovino spazio gli uffici di Gaia, del Cbra (la società che si occupa di gestire gli impianti che lavorano i rifiuti e il relativo consorzio di bacino) e dell’At0 5, l’autorità d’ambito che governa la gestione dell’acqua. L’idea di creare uno “sportello delle attività produttive” e una centrale unica per gli acquisti che possano essere utilizzati dai Comuni. Una generica intenzione di affidare a privati  attività prima fatte dalla struttura. Circa la gestione politica della Provincia, Lanfranco è stato esplicito: non siamo più nelle condizioni del mandato precedente: una lista unica dove tutti i consiglieri avevano avuto dal presidente deleghe. Oggi c’è un’opposizione e pertanto le deleghe (che sono una sorta di “assessorati”) sono andate solo ai consiglieri eletti con il presidente Gabusi. Per “allargare” il coinvolgimento dei territori, la Provincia ha approvato la nascita di una “consulta” che dovrebbe affiancare il consiglio provinciale con proposte e pareri. Qui le regole per la gestione del nuovo organo: funzionamento consulta.

Forno ha ribadito di voler parlare al territorio, ricordando che il presidente della Provincia, oggi, se vuole fa il novantacinque per cento degli atti da solo. Se il presidente e la sua maggioranza assumeranno ruoli politici in modo marcato, Forno e il suo gruppo si sentiranno liberi di prendere le posizioni che riterranno opportune. Ha dichiarato di ritenere possibile una collaborazione tra Provincia e Comuni.

Brosio vuole esercitare il suo ruolo di consigliere di opposizione, controllando e facendo proposte sui temi che considera importanti. Senza mettere ostacoli se ci saranno le possibilità di un dialogo costruttivo. Ha citato un problema di rilievo sul quale la Provincia dovrà esprimersi: l’impianto per il teleriscaldamento voluto dall’amministrazione comunale di Asti e che potrebbe essere costruito nelle immediate vicinanze dell’ospedale. (Di seguito, la sua richiesta di approfondimento diffusa attraverso un recente comunicato stampa: giorgio brosio comunicato stampa).

Su quali temi si è sviluppato il dibattito con il pubblico in sala? Parecchia incertezza su come scegliere il rappresentante da nominare nella “consulta”. L’auspicio nella nuova commissione ci siano amministratori donne. La forte preoccupazione sullo stato delle strade. Chi toglierà la neve? L’auspicio che il consiglio provinciale possa lavorare unito per cercare finanziamenti europei. Gli elevati costi per la cittadinanza della tassa per gli accessi sulle strade provinciali.

QUALE SARA’ IL FUTURO DELL’ASTIGIANO?

Il quadro uscito dall’incontro è sconfortante. Tante incertezze. Nessuna strategia verso il futuro di chi ha vinto le elezioni. Mi rimane il  dubbio che conquistare la Provincia fosse solo un espediente per sottrarre spazio politico agli “altri” in vista delle elezioni comunali di Asti che si terranno fra pochi mesi. Da sempre, nell’astigiano, prendere la città capoluogo è una delle poche cose che contano nella geografia del potere locale. Il resto sono piccoli paesi. Servono a niente.

Affidarsi alla generica speranza che qualcosa possa capitare non è da persone che vogliano far politica. Sicuramente, le Province non sono state abolite come la propaganda governativa ci voleva far credere. Lo Stato ha solo abolito le elezioni. Hanno perso i soldi ma hanno mantenuto le funzioni. Governare così vuol dire rassegnarsi a chiudere per fallimento. Ci sono problemi che hanno bisogno di un governo di area vasta. A livello legislativo, serve senza dubbio una controriforma che rimedi ai pasticci fatti negli ultimi anni. Ma, nella fase politica attuale, illudersi che le soluzioni arriveranno domani dall’alto è del tutto inutile. I territori, quindi i Comuni, devono riprendere in mano il loro destino e provare a darsi nuovi modelli organizzativi che scelgano reali priorità e se ne assumano le responsabilità nei confronti dei cittadini. A tale scopo servono Unioni che sappiano far bene il loro lavoro. Dove i vari Comuni operino in forma solidale e di aiuto reciproco. Non progetti sulla carta tanto per prendere qualche contributo regionale, che magari cambiano un po’ di burocrazia per far finta che qualcosa sia cambiato. Storia già vista in passato, costata tanto denaro pubblico senza reali e duraturi vantaggi. La Provincia può servire a coordinare un progetto di territorio vasto ma tutti devono fare la loro parte. Bisogna avere idee almeno per i prossimi dieci anni. Solo se si ha un progetto ampio e condiviso si può sperare di concorrere a bandi per finanziamenti europei. Provincia e Unioni devono trovare punti di collaborazione stabili, abbandonando da una parte la pretesa di essere superiori e dall’altra gli inutili campanilismi. Nessuna soluzione facile ma scelte che sperimentino e costruiscano dall’esperienza. Quali capacità professionali e organizzative i dipendenti della Provincia possono mettere a disposizione dei Comuni? Dall’incontro non si è capito e sorge la domanda se chi governa lo sappia o no. Quali risorse ci sono? Ho chiesto che venga distribuita a tutti i consiglieri comunali una scheda sui soldi e le strutture disponibili. Per compararli agli  impegni che ci sono e a quello che servirebbe. Per progettare e scegliere bisogna sapere che cosa si ha a disposizione. Vedremo se verrà fatto ma doveva già esserci: mi sembra una richiesta talmente ovvia. Perché affidare ai privati delle attività? Bisognerebbe comunque pagarli. Soldi che potrebbero andare alle Unioni in cambio di lavori fatti. Dove sono i parlamentari astigiani? Perché non sollecitarli? Chiedendo loro impegni precisi e di dar conto dei risultati. La “consulta” dei territori va bene. Però, se leggete il documento che la regola, capirete che è un contenitore con obiettivi molto larghi ma nello stesso tempo assai generici. Può diventare uno strumento di sollecitazione importante nei confronti del consiglio provinciale ma anche una di quelle occasioni poco sentite, destinata ad essere presto dimenticata. Dipende da come i sindaci, chiamati a darle forza politica, la interpreteranno. E il nostro nord ovest? Il nostro territorio, quello presente in sala che ha i tre consiglieri provinciali, che modello vuole darsi? Ha voglia di costruirlo, lavorando insieme? Vuole coinvolgere i cittadini che sempre di più si sentono distanti dalle istituzioni? Ha voglia di unirsi per contare di più? O preferisce tirare a campare, nella convinzione che alla fine qualche santo provvederà?

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