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giovedì, 3 Ottobre 2024

impianti sportivi, pubblica illuminazione e Valtriversa: problemi non risolti

SAPER DECIDERE

Nell’ultimo consiglio comunale, lo scorso 29 novembre, si è discusso della variazione di bilancio di fine anno, il cosiddetto “assestamento”. Qualcuno dirà “burocrazia. Lasciamo perdere”. Non è così perché il nostro gruppo consigliare, “Villafranca Domani”, ha votato contro il provvedimento, utilizzando l’occasione per fare alcune valutazioni politiche sull’operato dell’amministrazione Cavalla in quest’anno che sta per finire. Ovviamente, nessun giornale locale, almeno per quanto mi risulta, ne ha parlato. Pertanto, chiedo qualche minuto della vostra attenzione.

Perché abbiamo votato contro? Perché ci sono problemi importanti aperti sui quali l’attuale governo comunale non sa scegliere o non sa adottare soluzioni secondo noi valide. Quali? Ne cito alcuni. Gli impianti sportivi, ad esempio.  La struttura attuale mostra tutti i suoi anni e tutti i suoi limiti. Già lo scorso anno, dopo la nostra sollecitazione, erano stati fatti lavori di manutenzione assolutamente necessari. Come ha ricordato il collega Umberto Russo, nel 2009 si è persa l’occasione di finanziare una ristrutturazione con un bando regionale sulle strutture sportive, preferendo correre dietro alla bufala di costruire una piscina: c’erano le elezioni comunali e l’argomento si prestava bene alla propaganda. Oggi, il volontariato che opera nell’impianto lavora tra mille difficoltà e incertezze. L’amministrazione comunale come si è mossa? Ha fatto preparare un progetto di sistemazione degli impianti dall’architetto Filippo Balla di Ferrere. Sono emerse idee sviluppate solo al livello di obiettivi generali, senza scendere nei dettagli. Con una spesa valutata in un milione di euro, si prevede di portare all’esterno dell’attuale edificio bar i servizi igienici per acquistare spazio, la costruzione di una cucina, il rifacimento della tettoia, la creazione di nuovi spogliatoi per il campo di calcio con la sopraelevazione delle tribune, la costruzione di una “piattaforma” che potrebbe essere la base di una nuova palestra e la creazione di un percorso attrezzato per ginnastica sulla collinetta ai bordi dell’impianto. Come gruppo, siamo senz’altro favorevoli a valutare un problema con un progetto complessivo. Abbiamo sempre sostenuto che deve diventare un metodo di lavoro per guardare un po’ oltre le  più facili soluzioni tanto per metterci una pezza. Riteniamo sbagliato che un progetto di così rilevante dimensione, che potrebbe coinvolgere per parecchi anni il Comune, non sia stato discusso anche con l’opposizione. Lo hanno fatto preparare, ne hanno accennato con la Polisportiva e noi lo abbiamo saputo per caso, a cose fatte. La discussione con il volontariato è comunque arenata nelle fasi iniziali, senza approfondimenti e senza confronti con lo studio di altre possibili strade da percorrere. Vale la pena di investire grosse somme su uno spazio così sacrificato e vicinissimo al cimitero? Oppure è meglio pensare a spostare l’impianto in una zona con spazi maggiori (ad esempio, il terreno comunale in regione Verne abbandonato da tanti anni)? Bisogna valutare differenze, costi, opportunità, modi di finanziamento, possibilità di gestione, capacità di fare sistema con gli altri impianti dei paesi vicini e poi scegliere, dando a tutte le parti in causa (amministrazione, opposizione, volontariato, cittadini) la possibilità di dire la propria opinione e dare suggerimenti. Decidere “a spanne”,  magari per illudere il volontariato che si stia “pensando” a fare qualcosa e tenerselo buono, senza condividere quasi nulla, è un sistema che può costare molto caro al paese.

Pubblica illuminazione. Nel 2008 avevo sollevato in consiglio il problema dei costi: non possiamo più spendere 80 mila euro all’anno. L’assessore Guazzo ci dice che ci sarà uno storno nella bolletta di conguaglio: me  lo auguro. Resta il fatto che dopo due anni dopo siamo ancora allo stesso punto. Tempo che poteva essere impiegato per  un progetto complessivo su tutta la rete del paese, per capire cosa servisse, dove e come  investire in tecnologie utili a ridurre i consumi. Bisognava sperimentare e valutare i risultati. Apprendiamo che verrà ridotta la potenza delle lampade sulla ex statale 10. Va bene, ma ci abbiamo messo molto per deciderlo. E perché non usare i led? All’amministrazione non piacciono perché non darebbero risultati soddisfacenti: opinione abbastanza ambigua e  formulata senza confronti precisi. Dal prossimo anno, il fornitore dell’energia elettrica sarà l’Eni con un risparmio preventivato di “ben” 3.500 euro. Utili anche questi ma perché non verificare, magari in accordo con tutti i paesi della Valtriversa e in modo trasparente, i costi di fornitura offerti dai vari operatori sul mercato? Perché solo Eni? Poi, non è un mistero che, secondo “Villafranca Domani”, dall’impianto fotovoltaico nella ex cava Rbd ci si è accontentati di poco: saranno i privati che lo costruiranno a guadagnarci veramente. Dovevano arrivare al Comune vantaggi ben più importanti di quelli ottenuti.

La Valtriversa. E’ l’occasione che abbiamo per cambiare un modello di gestione dei Comuni che ormai non funziona più. Bisogna unire strutture e risorse per risparmiare e produrre più servizi. Rimanere come  siamo ora, bloccati in campanilismi, sotto sotto giustificati dall’idea che è più comodo non cambiare perché “si è sempre fatto così” , è uno sbaglio che stiamo già pagando. La Comunità è nata dieci anni fa ma ha dato risultati molto inferiori alle aspettative. E’ poco conosciuta dalla gente perché si è fatto poco per far passare la cultura della collaborazione. La nostra zona ha un modesto peso nell’astigiano perché non sa esprimere un sistema e non agisce in modo unito ed incisivo. Villafranca è il paese più importante della Valtriversa e come tale deve spingere la Comunità ad essere più efficace, se ci crede, senza tirare a campare con una politica al ribasso. Troppo tempo è stato perso. Una Valtriversa che funzioni sarebbe un’opportunità straordinaria anche per i piccoli Comuni che, da soli, non hanno più margini per vivere.

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