IL DIRITTO DI DIRE LA NOSTRA
Il presidente della Comunità collinare Valtriversa e sindaco di Castellero, Roberto Campia, ha risposto alla mia lettera sulla Stampa. A leggere la sua replica, viene da pensare che il senso dell’intervento sia l’invito a starsene buoni per non disturbare. Volpe non farti pubblicità personale. Anche a livello locale, stiamo vivendo in un mondo sempre più strano. Credo che la politica, a qualsiasi livello istituzionale si esprima, sia proprio il civile confronto tra opinioni diverse che concorre a far crescere il livello qualititativo delle scelte. Nessuno deve sentirsi minoranza, dice Campia. Forse gli sfugge che la Valtriversa è da sempre governata dai sindaci, cioè dalle maggioranza che amministrano i Comuni membri, che poco o nulla hanno fatto nel tempo per coinvolgere il consiglio dell’ente nelle scelte. Consiglio che è stato chiamato, al massimo, a ratificare delle decisioni già prese. La prova sta proprio nel completo fallimento delle commissioni consigliari. Erano strumenti che dovevano servire a preparare i progetti di iniziative da portare in assemblea dei sindaci e in consiglio, ma, gestite tutte dai sindaci, non sono quasi mai state convocate. In quelle poche volte che sono state riunite, spesso hanno dovuto approvare scelte già fatte. Chissa perché? Il desiderio di chi governa di evitare il dibattito e di avere un’opposizione tranquilla e ubbidiente? Ritengo sia solo normale che quanti rappresentano punti di vista diversi nei singoli paesi possano avere opinioni divergenti dalle maggioranze anche in Valtriversa e, ovviamente, vogliano esprimerle.
Secondo Campia le tensioni e le difficoltà sono sempre state superate. A quale prezzo? Quello di non decidere su questioni di rilievo che via via nel tempo sono emerse, cercando nello stesso tempo di dare un contentino ai sindaci che facevano la voce più grossa degli altri. Quanto al fatto che nella seduta del 2 settembre scorso non fosse all’ordine del giorno la presentazione di un programma, mi sembra che l’obiezione sia di un contenuto assai povero. Per nascondere la mancanza di sostanza ci attacchiamo alla forma. Campia si è ripreso la presidenza della Valtriversa in un momento difficile. Era nel suo interesse di futuro presidente essere votato dopo aver espresso un programma chiaro con poche cose da fare. Avrebbe avuto il consenso preciso del consiglio. Oggi ha il consenso su un programma lungo e abbastanza generico: condivisibile nella scelta di molti argomenti, come ho già detto, ma sulla cui attuazione pratica ci possono essere svariate interpretazioni e incertezze. Un programma generico non scontenta nessuno e rimanda nel tempo i problemi. Dire di voler riorganizzare gli uffici può significare fondere in un’unica struttura gli attuali uffici comunali, seguendo l’esempio dei vigili, o spostare un armadio in una stanza.
La risposta di Campia: