GLI INTERESSI
Come era prevedibile, la prima decisione di rilievo dell’attuale amministrazione comunale è stata l’approvazione definitiva del piano per la costruzione di 5 nuovi capannoni tra la ex statale 10 e l’autostrada, davanti al Mercatone ed a Conti macchine agricole. Un progetto già iniziato negli ultimi mesi del precedente governo, di cui il sindaco Cavalla è la naturale continuazione. Tutto è stato gestito, come al solito, senza la capacità di guardare al futuro. Preoccuparsi dell’impatto ambientale in una zona già molto compromessa e con una viabilità difficile? Quando mai. Piangeremo quando capiterà qualche altro incidente (spero vivamente che non succeda), magari facendo proclami sulla sicurezza sui compiacenti giornali locali: abbiamo precedenti illustri in circostanze molto tristi. Chiedersi se la popolazione della zona è d’accordo? La gente è meglio non informarla: meno sa e più vive tranquilla. Che fine fa l’ ecologia? Serve a fare un po’ di strumentale e scontata propaganda in campagna elettorale, tanto se non si spinge sulla paura nessuno protesta. Una ex statale 10 che rischia di diventare una unica lunga via urbana, assomigliando sempre di più ad una periferia di una grande città? Basta far finta di niente. Chiedersi se i capannoni servono realmente a qualche azienda? Meglio vendere generiche speranze che possono andare bene al bar ma non quando si ha la responsabilità di governare un territorio. Domandarsi perché esistono già altri capannoni vuoti in paese, ad esempio al Borgovecchio, o in zone vicine e se valga proprio la pena di farne altri? Troppo complicato. Basta negare il problema.
Con questi presupposti, quale significato avrà la costruzione dei nuovi capannoni? Sarà l’ennesima speculazione edilizia a danno del paese. Qualcuno mi obietterà che non voglio lo “sviluppo” di Villafranca. Me lo sono sentito dire già in consiglio comunale da una maggioranza decisamente a corto di argomenti. Non voglio ripetermi. Vi invito a rileggere quanto scrivevo proprio in questo blog sul tema. Aggiungo solo che mangiarsi un po’ di territorio, rovinandolo definitivamente, non significa “fare sviluppo”. Vuol dire solo fare gli interessi economici di chi promuove l’iniziativa, cioè di chi soldi ne ha già e ne vuole altri. E Villafranca di danni del genere ne ha già subiti tanti nella sua storia. Evitiamo di guardare? Gli interessi privati sono legittimi ma devono tener conto dell’interesse pubblico, cioè di tutto il paese, che deve sempre prevalere, secondo me. E quando gli interessi imprenditorali riescono a lavorare in accordo con l’interesse pubblico ci sono aumenti di valore anche per il privato. Oggi, lo sviluppo, quello vero e duraturo, si realizza con politiche che affrontano il problema da più punti, che coinvolgono anche gli enti locali. Più servizi, più sicurezza sociale, promozione del territorio a livello di Valtriversa e nord ovest astigiano, enti locali capaci di dare risposte veloci e innovative, una comunità Valtriversa capace di funzionare e far risparmiare soldi ai Comuni, una viabilità sicura e comoda, investimenti nell’istruzione, qualità dell’ambiente vista come ricchezza, scelte urbanistiche con progettazione di zona e anche a livello sovracomunale, interventi mirati al recupero di fabbricati fatiscenti e aree dismesse, investimenti in settori nuovi come il solare e l’energia pulita. Più qualità della vita per tutti. Continuare con il solito sistema del tirare a campare, usando vecchi modi di stare in municipio, magari giustificandoli, come hanno fatto, con alcune decine di migliaia di euro che il Comune incasserà dell’operazione e non copriranno di certo tutte le necessità municipali, non serve a nulla e fa altri danni.
Aiutare il Santanera
In consiglio comunale, l’assessore Roberto Guazzo mi ha anche rimproverato che l’operazione dei capannoni da costruire sarebbe necessaria per completare il presunto sostegno dato alla casa di riposo Santanera con la vendita dei suoi terreni e che io sarei stato d’accordo. Qui bisogna spiegarla un po’ meglio. Da alcuni anni, da quando il governo Padovani aveva dovuto ammettere le difficoltà economiche del Santanera, l’amministrazione aveva caldeggiato la vendita dei terreni della casa di riposo. Il vero valore di una parte di quei terreni era rappresentato dalla possibilità che avevano di costruire nuovi capannoni industriali. Una cubatura consentita dal piano regolatore vigente e mai sfruttata, per difficoltà legate alla loro posizione (mi riferisco al lotto situato a Case Bruciate, vicino al torrente Triversa). Per farla breve, le ditte che hanno acquistato quei terreni del Santanera, l’Immobiliare Taverne (società costituita proprio per questa operazione con la partecipazione della Creuma che fa capo alla famiglia Malabaila di S. Rocco) e la società Ve.Co che fa riferimento all’impresa Venturi di Cantarana, si sarebbero lanciate nell’operazione già sapendo che l’amministrazione comunale era disponibile al trasferimento della cubatura per i nuovi capannoni su altri terreni già in loro possesso (quelli lungo la ex statale 10 dei quali parlavo in apertura). A tutto questo, secondo l’assessore Guazzo, io e i miei colleghi del precedente gruppo di opposizione eravamo d’accordo. Innanzi tutto, si tratta di una enorme bugia. Mai fatto accordi del genere, ne mai la maggioranza ha tentato di farli con noi. Da anni girava la voce di un’operazione di questo tipo, con generici accenni anche in consiglio comunale, ma i governi Padovani prima e Cavalla poi hanno gestito per conto loro tutta la vicenda. Per fare i un accordo politico allo scopo di favorire la vendita dei terreni a vero vantaggio della casa di riposo, noi avremmo chiesto che al Santanera fosse andato un prezzo significativamente superiore agli 8 – 9 euro per metro quadro incassati. Un terreno industriale vale di più di quella cifra. In pratica, bisognava cercare un punto di incontro più equilibrato tra gli interessi dei privati e quelli della casa di riposo: la parte debole dell’operazione che il Comune aveva il dovere di difendere. Se poi consideriamo che nell’attuale Giunta comunale e nel consiglio di amministrazione del Santanera c’è un esponente della famiglia Malabaila, da cittadino villafranchese quale mi ritengo di essere, dico che tutta l’operazione fatta non mi piace, anche se non ho la presunzione di valutare se tutto si è svolto in modo formalmente corretto perché non sono un avvocato. Probabilmente, avendo l’amministrazione comunale sempre saputo di non aver fatto gli interessi del Santanera, ha cercato di coinvolgerci, addossandoci una parte della responsabilità. La vendita dei terreni, poi, non ha risolto i problemi della casa di riposo, come sempre sostenuto in modo furbo da Guazzo. L’ente continua ad avere oltre un milione di euro di debiti anche dopo aver venduto i terreni. È evidente che se la gestione ordinaria è tornata in equilibrio, ciò è dovuto al fatto che tutti i posti letto sono occupati, grazie alla buona qualità del servizio reso da coloro che ci lavorano, e all’aumento delle rette deciso dal consiglio di amministrazione. Il Santanera è sempre in una situazione di debolezza alla quale l’amministrazione comunale, quella di prima e quella di oggi, non ha mai voluto cercare soluzioni. Cosa si farà dei fabbricati posti sulla vicina ex proprietà Venturello, unica possibilità di ampliamento dell’istituto e ora di proprietà del Santanera? Nessun progetto è stato mai discusso: noi lo avevamo chiesto due anni fa ma ci fu risposto che “progettare costa”. E cosa deve fare una pubblica amministrazione per decidere? Giocare a briscola? Perché non procedere al consorziamento delle case di riposo della zona per farle lavorare insieme e renderle tutte più forti? È evidente che questo non si vuol fare perché renderebbe impossibile l’integrale cessione della gestione ai privati, voluta da Padovani e dall’allora suo vice Guido Cavalla, e oggi non ancora completata.
Posti di lavoro
Vista l’abitudine di membri dell’amministrazione comunale a distorcere le opinioni dell’opposizione, per far credere a loro uso e consumo che diciamo cose diverse, ribadisco che avremmo potuto accettare i nuovi capannoni se questi avessero portato anche posti di lavoro sicuri, dopo aver verificato l’effettiva mancanza di spazi adatti agli eventuali imprenditori e dopo aver progettato un’adeguata viabilità. Ma, in consiglio comunale, ripeto, nessuno ha saputo dirci se e quando una qualche impresa porterà vera, nuova e stabile occupazione a Villafranca.
[…] Tanto per riportare le considerazioni in ambito villafranchese, vi ricordate la storia dei capannoni lungo la ex statale 10? Cliccate qui per leggere quanto scrivevo su questo blog un anno e mezzo fa. […]