Due anni fa, il 31 marzo 2020, moriva Giovanni Saracco. Architetto urbanista. Prima consigliere comunale di opposizione e consigliere provinciale nelle liste del Pci. Poi sindaco di Villafranca dal 1990 al 1999, espressione del gruppo “Insieme per cambiare”. Senatore dal 1996 al 2001 per l’Ulivo di Romano Prodi.
Oltre cinquant’anni di vita dedicata al servizio del bene pubblico. Senza risparmiarsi. Sempre aperto al confronto con gli altri, rispettoso dell’avversario. Preparato sui temi. Mai superficiale. Convinto delle idee che aveva maturato. Pronto a difenderle, assumendosi tutte le responsabilità. Ma capace di cercare spazi di compromesso che aiutassero il lavoro da svolgere o l’obiettivo da raggiungere. Molto concreto. A volte anche molto duro. Efficace.
Diceva sempre che la ricerca del meglio in assoluto era nemica del bene possibile. Fai quanto puoi al tuo livello di competenza, senza mai dare nulla per scontato. Fai progredire il tuo pezzo di mondo, guardando ad obiettivi di lungo termine. Non sottrarti all’impegno civile. Dal suo esempio, ho imparato il senso della vera politica e quanto costi fatica. Ho imparato che la vera politica evita che gli uomini si facciano la guerra.
Personalità complessa ma ricca di contenuti. Potevi condividerli o meno ma non potevi evitare di considerarli.
Così scriveva della politica:
Si dice che c’è disgusto tra la gente verso i partiti e verso la politica in generale. Questo disgusto nasce da un equivoco. La politica non è ciò che vediamo tutti i giorni in televisione: incontri tra segretari di partito, oscure dichiarazioni, linguaggio incomprensibile, noia. Politica è il vivere quotidiano in mezzo agli altri, sono le nostre esigenze, i nostri problemi: il lavoro, la scuola, i figli. Ciascuno di noi, come singolo o come gruppo, ha delle esigenze; politica è far andare d’accordo queste esigenze con quelle della collettività, con quelle generali.
Una nuova dirigenza deve essere capace di raccogliere tutto le “briciole” di politica che ci sono in ogni nostra attività per organizzarle in un progetto. Questo progetto deve essere visibile, ciascuno dove ritrovarci il suo contributo e si deve vedere che è utile, che cambia le cose nella direzione delle esigenze di chi lo ha voluto. Questo è il vero modo di fare politica, di esprimere le proprie necessità e vederle camminare.
Ma una nuova politica ha bisogno di nuovi strumenti e di un nuovo linguaggio; il linguaggio della politica deve essere quello che parla la gente comune, quello che parla ciascuno di noi. Perché se noi capiamo, cresciamo. E se la gente cresce, cresce anche la sua capacità di produrre politica e non c’è disamore, non c’è più il rifiuto ed il disgusto. Sarà un po’ difficile avendo lasciato cadere la situazione così in basso. Già mettere la pazienza necessaria per farsi capire è un gesto importante. Usiamolo come metro di giudizio tra chi vuole farsi capire e chi no.
“Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
E’ l’articolo 49 della Costituzione.
La figura di Giovanni Saracco meriterebbe uno studio con una conseguente analisi che la consegni alla storia. Senza retorica. Con il contributo di chi lo ha conosciuto e ha lavorato realmente con lui. A beneficio dei giovani, che hanno bisogno di modelli positivi e concreti, e di quanti credono ancora nell’importanza di studiare le vicende dei nostri luoghi. I suoi scritti e il suo archivio sono materiali fondamentali che dovrebbero diventare patrimonio pubblico. Sono un pezzo di vita e delle radici di questo territorio. Parte del materiale, quella degli anni successivi all’esperienza nelle istituzioni, è disponibile su
www.giovannisaracco.it e su
http://giovannisaracco.blogspot.com/
Cosa ha fatto Giovanni Saracco? Grazie al suo impegno e di chi gli è stato vicino, Villafranca fece in quel periodo un deciso salto di qualità, assumendo autorevolezza e diventando punto di riferimento della zona. Il trasferimento della sede Asl nel centro del paese, con l’arrivo del servizio 118. Il piano regolatore. Forti impegni verso il sociale e a sostegno del volontariato, che non sono mai stati considerati un peso per il bilancio comunale ma investimenti per la qualità della comunità. Impianti di depurazione per la salute dell’ambiente. La raccolta differenziata dei rifiuti e l’impegno diretto nel Consorzio Astigiano. Il passaggio pedonale lungo la statale 10. La strada di Bricco Taragno. Le case popolari delle Verne, con l’acquisizione gratuita dei terreni che oggi si vorrebbero destinare a “parco”. Il rifacimento di via Roma e di piazza Marconi. Il recupero del San Giovanni. La sede della biblioteca. E altro ancora. Lascio ancora la parola a lui. Al suo ultimo intervento da sindaco in consiglio comunale. Era il 12 giugno 1999. Cliccate qui sotto per leggerlo:
La storia di Saracco non merita di essere dimenticata. Temo, purtroppo, che questo stia avvenendo. O meglio, temo che in buona parte sia già avvenuto. A mio avviso, su di lui e sul suo lavoro c’è stata a livello locale un’operazione di “rimozione”. Non se parla più da vent’anni. Silenzio da parte delle istituzioni. Silenzio sui mezzi di informazione. Era troppo scomoda e, forse, molto “avanti”. Metteva in discussione una presunta classe dirigente che credeva di avere il diritto di governare sempre. Per “diritto di famiglia”. Per condizione sociale. Per rendite di posizione acquisite nel tempo. A prescindere dalla qualità del proprio operato. Meglio non disturbare e tornare alla comoda e vuota “normalità”. Al “come si è sempre fatto”.