Un buon progetto. Con soluzioni innovative e di qualità, che dovranno essere realizzate con cura. Un progetto con una visione di lungo periodo. Non pensato per tamponare qualche problema immediato. Fin dall’acquisto dei fabbricati ex Venturello, il nostro gruppo lo ha richiesto, operando perché prendesse forma. L’opera, se realizzata, porterà ad una ventina di nuovi posti di lavoro. Quanto fatto, è un primo risultato ottenuto anche grazie all’attenzione posta da Alfredo Castaldo, consigliere di amministrazione da noi designato quando eravamo gruppo di opposizione in consiglio comunale. I troppi anni di ritardo accumulati presenteranno il conto? Si. Complici i troppi tagli al sociale, oggi la Regione non sostiene più questo genere di costruzioni, come capitava in passato. Il Santanera dovrà trovare in proprio le risorse necessarie: circa 3 milioni di euro. Di chi è la responsabilità? Per me, delle amministrazioni comunali degli anni duemila, che hanno sempre considerato la casa di riposo un peso da evitare, cercando di consegnarla ai privati, senza tenere in alcun conto l’interesse pubblico e le scelte sociali a favore degli anziani. Vedremo se la nuova amministrazione saprà dare un taglio netto con il passato e sostenere il progetto con scelte concrete, sia di indirizzo, sia di risorse. Noi abbiamo sempre chiesto che si torni alla gestione diretta, con il personale alle dipendenze dell’ente, togliendo di mezzo l’intermediazione delle cooperative che è solo un costo aggiuntivo. Riteniamo che l’investimento non possa essere visto solo come un’operazione edilizia. Sarà fondamentale dare al Santanera il ruolo di centro delle attività e delle politiche per l’anziano e per le persone che necessitano di servizi socio sanitari. Bisognerà progettare un’offerta di servizi più diversificata rispetto all’attuale. I disabili, in primo luogo, in quanto posti letto che potranno ancora avvantaggiarsi del sostegno derivato dalle convenzioni con la Regione. Servizi a domicilio per intercettare quei bisogni di cittadini che preferiscono rimanere a casa ma hanno bisogno di essere aiutati. Qualche mini alloggio per persone che vogliono conservare una certa indipendenza ma preferiscono sentirsi più sicuri, utilizzando alcune attività della casa di riposo. Servizi ambulatoriali e medici aperti a tutta la popolazione, magari con un adeguato coordinamento con la “casa della salute”. Un centro diurno che faccia attività di animazione seria, aperte anche a chi non vive in casa di riposo. Una flessibilità della struttura che consenta di sperimentare le scelte. Quanti vantaggi avremmo potuto avere se proprio la “casa della salute” fosse stata pensata in modo integrato con il Santanera. Noi lo proponemmo nel 2006 ma la nostra richiesta venne bocciata dall’allora amministrazione comunale. Senza nemmeno una valutazione nel merito. Probabilmente, avremmo risparmiato soldi pubblici ed evitato di impoverire e degradare ancora di più il centro del paese. Con i se e con i ma non si fa la storia. Però è bene non dimenticare. Mi auguro che il Santanera non venga lasciato solo. Per realizzare questo importante obiettivo serve il sostegno di tutti. A partire da quello di Comuni e Unioni. Villafranca dovrà dimostrare di esserci. Bene che il nuovo sindaco abbia messo nel suo programma un sostegno per gli anziani che non possono pagare la retta. Un buon proposito che Cavalla non aveva mai attuato. Ma non basta. Serviranno aiuti strutturali. Quanti e come bisognerà contrattarli. A partire dalla verifica di chi ci starà. Di chi saprà passare dalle generiche e scontate parole di attenzione al sociale ai fatti.