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venerdì, 19 Aprile 2024

Considerazioni sulla politica

NON VOLTATEVI DALL’ALTRA PARTE

In politica conta raggiungere il risultato o avere idee ed essere coerenti con i principi? Conta l’etica o conta il cinismo? Conta il rispetto per le istituzioni o il vantaggio personale? Conta il vissuto delle persone e quello che hanno fatto o “l’immagine” che il politico sa dare di sé? Ritengo la politica sana il governo dei fatti della democrazia. Quella cosa che evita che le persone si facciano la guerra perché cerca di dare a tutti la migliore possibilità di esprimersi, garantendo un equilibrio tra i diversi interessi e ai più deboli i mezzi per non essere svantaggiati nella vita. La politica deve essere dibattito delle idee nel quale il corpo sociale, tutti noi, ha il diritto dovere di partecipare alla gestione della cosa pubblica, dalla piccola associazione di paese, al piccolo Comune, allo Stato mandando al governo dei vari livelli istituzionali persone che lo rappresentano e sono al servizio dell’interesse pubblico. La politica deve selezionare la classe dirigente, impedendo che la stessa abbia conflitti di interesse, grandi e piccoli. Tutti noi dobbiamo chiedere conto a chi fa politica del suo operato. Il politico, a qualsiasi livello, che fa i suoi interessi personali, del suo clan o della sua corrente,  che tiene comportamenti che gettano discredito sulle istituzioni o comunque non trasparenti oppure non fa al meglio il suo lavoro deve essere messo da parte. Anche se il suo comportamento è censurabile moralmente ma non costituisce reato. Deve pagare senza sconti se compie reati o si rende complice.

Le vicende di questi giorni sulla mafia romana hanno riportato l’attenzione su fatti che sono un grave danno per la pubblica amministrazione. Situazioni nelle quali, a spartirsi la torta, ci stanno quelli che si qualificavano di destra e quelli che spacciavano per sinistra.  La selezione di una classe dirigente capace non esiste più. In nessun partito. Prevale l’idea che basti l’uomo “forte” a mettere a posto tutto e il partito viene creato ad immagine e somiglianza di chi va per la maggiore al momento. Semplicemente l’onesto, quello che non si adegua all’andazzo perché crede in quello che fa, non riesce a far carriera in politica. Fanno carriera quelli che saltano sul carro del vincitore,  i cinici, gli spregiudicati, gli arrivisti ed i disonesti.

La tangentopoli romana non deve far pensare che tutto il marcio sta nella capitale. Il marcio è diffuso a tanti livelli. Ve lo ricordate lo scandalo dei rimborsi ai consiglieri regionali piemontesi. Con gli eletti che si stupivano dicendo che non era reato farsi pagare gli acquisti privati e le cene con i soldi pubblici. Se sarà reato o meno lo stabilirà la magistratura ma trovo che sia indegno di un paese civile quanto accaduto. Ricordate il vergognoso congresso del Pd astigiano dello scorso anno dove sono stati usati sistemi che nulla hanno a che vedere con la trasparenza e il rispetto della politica? Ricordate lo scandalo Atc di Asti? Per anni, nel completo disinteresse della politica locale che governava l’ente, sono stati rubati milioni di euro da un singolo che se ne fotteva delle case per i più deboli. I politici che hanno governato oggi dicono che non avevano la possibilità di controllare. Se così era, perché non si sono posti il problema prima? Perché non hanno cambiato le regole, pretendendo di vederci chiaro? Ricordate l’accumulo di cariche oggi molto in voga tra chi gestisce il potere ad Asti? Quando si sta “dalla parte giusta”, tutto è permesso. Anche tentare di licenziare i revisori dei conti che non si allineano a chi comanda.

I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. […]

Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. (…)

(…) La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. […]

(…) Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.

Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude”.

Queste parole sono del 28 luglio 1981 ma sono attualissime. Sono le dichiarazioni di Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari: la celebre intervista sulla questione morale. Vi invito a spendere qualche minuto ed a rileggere il testo integrale  di quel documento:

Enrico Berlinguer: la questione morale

Come eliminare il marcio? Le persone normali facciano politica. Non voltatevi dall’altra parte.

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