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venerdì, 3 Maggio 2024

Come l’astigiano sta dimenticando il proprio futuro

PROVINCIA AL BUIO

Sul destino della Provincia di Asti non c’è stato alcun dibattito. Il prossimo 12 ottobre, gli amministratori comunali saranno chiamati a ratificare a “scatola chiusa” una nuova amministrazione provinciale senza sapere quale visione di futuro questa avrà. Lo stesso sindaco Cavalla ha confermato questa pessima situazione. Nel consiglio comunale del 26 settembre, ha dichiarato che quando avrà il programma del listone delle larghe intese, lo comunicherà. Cioè, ha ammesso indirettamente che non c’è un programma. Piuttosto tardivo l’invito che abbiamo appena ricevuto ad un incontro per martedì prossimo con il sindaco di Valfenera che i primi cittadini avrebbero designato, chissà in base a quale criterio, a rappresentante della zona. “Dialogare” a giochi fatti è, nella migliore delle ipotesi, un modo per apprendere gli scontati “buoni propositi” di qualcuno e qualche possibile impegno. Nulla di più. Ma ha tanto il sapore di una prevaricazione di chi pensa di avere diritto al potere. Una vera democrazia partirebbe dalle idee per scegliere gli uomini. Nell’Italia di oggi e nell’astigiano succede il contrario, ammettendo anche cumuli di cariche e conflitti di interesse che nulla hanno a che spartire con la democrazia e l’equilibrio dei poteri. E quello che fa male è che sia stato proprio il presunto centro sinistra a volere tutto questo.

In tutta questa brutta pagina della nostra storia istituzionale, è passata nel generale silenzio un’importante affermazione fatta dal vice presidente della Regione, Aldo Reschigna, durante un incontro con i sindaci lo scorso 28 agosto. Apprendiamo l’informazione da fonti sindacali. Reschigna avrebbe detto che i pochi fondi regionali andranno alle Unioni di Comuni e non agli enti che si sono limitati a fare convenzioni. Unioni che dovranno avere, se vorranno il sostegno della Regione, dimensioni più ampie e contenuti più forti. Proposito che condivido e che Reschigna, con coerenza, aveva già manifestato quando era consigliere regionale di opposizione. Villafranca ha rotto la Valtriversa quindi rischia di avere poco o nulla dalla futura programmazione regionale. È sempre antipatico ricordare che “noi l’avevamo detto” ma in quest’epoca di smemorati credo non guasti precisare che il nostro gruppo, “Villafranca Domani”, ha sempre sostenuto la necessità di una Valtriversa capace di diventare un unico Comune. Obiettivo mancato perché l’Unione è stata intesa dai sindaci che l’hanno governata per 12 anni come un comodo modo per avere qualche finanziamento in più, senza alcun progetto coraggioso per unire veramente strutture, personale, servizi e capacità di decidere insieme costruendo politiche di zona. L’unica strada per dare più forza al nostro territorio e per risparmiare soldi di cui i Comuni hanno un gran bisogno.

Sempre Reschigna, ha ricordato che la Regione intende delegare alle province nuove funzioni. Nell’astigiano, i Comuni hanno sovente indebolito le Unioni o le hanno distrutte, come il caso vicino a noi del Pianalto. Tutto con la giustificazione che piccolo è bello, quindi viva il campanile. Magari strumentalizzando ogni difficoltà per arrivare alla rottura, mentre la politica seria dovrebbe fare le sintesi possibili per crescere in qualità. Quando ci sono difficoltà, la scelta più semplice è chiudersi nel proprio pezzettino di mondo, lasciando fuori tutto il resto. Peccato che i problemi se ne fregano degli inutili confini dei nostri Comuni. Quale reale potere di controllo avrà il territorio astigiano, frammentato e quindi debolissimo, sulla Provincia? Nessuno.

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