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venerdì, 3 Maggio 2024

affrontare i casi di bisogno con una rete di solidarietà

UNA PROPOSTA PER IL SOCIALE

Chi è in difficoltà deve avere un sostegno? Secondo noi, si. Sgombriamo subito il campo da un facile equivoco. Aiutare chi ha bisogno non significa che il Comune debba dare soldi a chi pretende di far la bella vita a spese del paese. Significa valutare i singoli casi che si manifestano e intervenire dove ci sono persone oneste in situazione di debolezza. Come intervenire? Il Comune non ha soldi per dare pensioni a vita. Però, può creare una rete di solidarietà intorno a chi ha bisogno per accompagnarlo alla ricerca di una soluzione. Come fare? Da anni esiste in Comune una “commissione contributi” che valuta le richieste di sovvenzioni in modo burocratico formale. Una strada del genere serve a nulla perché, lo capiamo tutti, piccoli contributi a pioggia, magari dati sempre a quelli che sono “abituati” a chiedere, non risolvono nessun problema. La nostra proposta è creare una commissione formata da volontariato (Croce Rossa, Pro Loco, Avis), dagli enti che lavorano nel sociale (casa di riposo Santanera, parrocchia, opera pia S. Elena, scuola) e dai gruppi consigliari di maggioranza e di opposizione. Questa commissione avrebbe il compito di affrontare i casi con valutazioni nel loro complesso: dal prendere rapporti con i diretti interessati, al decidere con loro le possibili soluzioni cercando i sostegni necessari, al verificare che gli impegni presi siano mantenuti. La commissione potrebbe coinvolgere, quando necessario e forte dell’autorevolezza dovuta alla sua ampia composizione, Asl, Cogesa, Comunità Valtriversa, Informagiovani, patronati, medici, vigili e carabinieri, imprese del territorio e ogni altro soggetto utile. L’anziano solo può aver bisogno di un’assistenza domiciliare; la ragazza madre di una situazione, dal costo contenuto, alla quale affidare il proprio bambino per poter lavorare; la famiglia con difficoltà a pagare l’affitto di sapere che può chiedere i contributi regionali o che può concorrere alla case popolari. Questi sono solo esempi per capire. Ogni caso è storia a sé e come tale va visto nel suo insieme, dove tutti quelli che possono fornire aiuto devono parlarsi, scambiarsi le informazioni e fare azioni coordinate. Il sociale, secondo noi, si fa così. Stando sul campo ad affrontare le necessità, non nel chiuso di qualche ufficio, trattando le persone in modo anonimo e superficiale, o cavandosela sempre con la comoda frase “non è di nostra competenza” e girandosi dall’altra parte.

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