25 APRILE
Domani è il 25 aprile. 65 anni fa finiva la guerra per la liberazione dal fascismo e dal nazismo. Sul desiderio di democrazia di quei giorni sarebbero nate la repubblica e la costituzione i cui valori principali sono ancora oggi di assoluta attualità. Una voglia di libertà pagata con la vita da tanti che lottarono contro la dittatura. Morti che anche noi in Valtriversa abbiamo avuto: i partigiani Luigi Capriolo, impiccato al Borgovecchio, e Faustino Novara, impiccato a Baldichieri in modo orrendo con un gancio da macellaio. Morti che rischiano di essere dimenticati. Nella fragile memoria dei giovani quella data ha poco peso: spesso neanche a scuola ne parlano più. Storici o presunti tali “revisionisti” hanno cercato di farci credere in questi ultimi anni che erano tutti uguali, partigiani e fascisti. Anzi, spesso i partigiani sono stati dipinti come i più cattivi, per attenuare il peso dei crimini fascisti e nazisti. Hanno cercato di farci credere che i quanti avevano scelto la repubblica di Salò erano uguali ai partigiani ed a quanti hanno combattuto nel ricostituito esercito italiano dopo l’8 settembre. No, non erano uguali. A Salò avevano scelto di combattere a favore della dittatura.
Invito tutti a partecipare alle manifestazioni del 25 aprile. Domani, alle 8.40, l’appuntamento è al Borgovecchio, davanti alla lapide che ricorda il sacrificio di Capriolo. Subito dopo, trasferimento al cimitero per un momento di raccoglimento sui cippi dei caduti in guerra. Alle 10, inizio della tradizionale celebrazione congiunta dei Comuni della zona, che quest’anno si terrà a Cortazzone, con ritrovo sulla piazza davanti alla sede della pro loco.
Nel clima attuale che tende a cancellare la memoria storica a tutti i livelli ed a togliere poco per volta la libertà di pensiero, è necessario intervenire. Altrimenti il 25 aprile, il 1° maggio, il 4 novembre diventeranno solo “giorni di festa” e nulla più. Il 27 gennaio, il “giorno della memoria” che ricorda l’apertura dei cancelli di Auschwitz nel ’45, diventerà qualcosa di conosciuto solo a pochi storici. Celebrazioni ripetitive, molto formali e con poco pubblico servono a nulla. Il momento istituzionale va bene, naturalmente. Credo sia necessario aggiungervi spazi dedicati all’informazione storica, al racconto puntuale di quanto avvenne in quei giorni e alla sua divulgazione. Credo serva spiegare la vita di quei periodi nelle famiglie, nelle fabbriche e nelle campagne, senza retorica e in modo concreto. Evidenziando i sacrifici e senza tacere sugli errori. Serve dare peso all’importante e sovente dimenticato ruolo della donna. Le idee di quanti scelsero di morire pur di lottare per ritrovare la libertà devono essere raccontate ai più giovani e nelle scuole. La libertà non è un fatto scontato. Può essere persa, come è avvenuto anche in nazioni a noi vicine. Devono essere spiegate sofferenze ed emozioni. I Comuni e le Comunità collinari possono fare molto in tal senso. Nei nostri paesi ci sono fatti, episodi, personaggi che vivono ormai solo nei ricordi dei pochissimi che li hanno conosciuti. A Villafranca, quello che è stato fatto negli scorsi anni è frutto dell’iniziativa di privati e dei consiglieri comunali di opposizione (penso, in particolare, alla realizzazione del film documentario “La guerra in Valtriversa” con l’abile regia di Mario Benotto). Qualche anno fa, l’amministrazione comunale, allora guidata da Massimo Padovani con Cavalla vicesindaco, voleva togliersi dall’astigiano Istituto storico per la Resistenza: proposito poi rientrato anche per il no dell’opposizione. Vennero fatti propositi di rilancio della collaborazione presto dimenticati. Per fare, bisogna averne voglia.